05 Nov 21

Reddito cittadinanza, zero banche dati

Dodici anni fa quasi tredici, combattevamo per la trasparenza dei dati. Per banche dati che censissero i terremotati, le loro case e quelle del Progetto case, 4mila 500 alloggi e poi i musp, ed ancora i map, quindi le abitazioni equivalenti, c’erano pure i moduli temporanei per i religiosi, l’autonoma sistemazione, cioè il contributo che lo Stato garantiva ai cittadini senza più una casa e volevamo incrociare i dati, lo volevamo in pochi, siamo riusciti dopo qualche anno ad avere qualcosa, non tutto, in particolar modo sulla ricostruzione.

C’erano anche le casette di legno, prima che lo Stato decidesse di insediare i 19 nuovi quartieri, molte di queste casette, migliaia, sono in zone a rischio dissesto, forse affittate, tutt’altro che demolite, in attesa di essere sanate. E ancora oggi, dopo quasi tredici anni, non sappiamo bene cosa è accaduto dopo il terremoto del 6 aprile 2009.

Progetto case

Che i dati non siano affatto sistemati lo abbiamo scoperto ancora una volta con gli sfratti al Progetto case nella frazione di Sassa, dove presto sarà insediata una scuola di formazione per i Vigili del fuoco, per cui gli uffici comunali continuano ad arrampicarsi sugli specchi. Non si sa più chi ci abita, non si sa chi ha ancora diritto, chi paga e chi no, chi non ha mai pagato e forse non pagherà mai, chi fa cosa, come e quando, buio totale con 20milioni di euro di morosità certificati quasi un anno fa, che qualcuno dovrà pur pagare. Ma l’andazzo è generale e arriva fino a Roma.

A seguito della pandemia, miliardi di euro a debito dovrebbero finanziare una ripresa e dovrebbero generare lavoro, benessere, sostenibilità, cura dell’ambiente, transizione ecologica, occupazionale, sostenibile e digitale.

Con le transizioni viaggia il reddito di cittadinanza, cioè le garanzie di uno Stato avanzato che non intende lasciare indietro nessuno, ma con il reddito è scoppiato il bubbone ed è saltato ancora una volta il banco. Il bubbone dei navigator che andranno a casa, cioè gli assunti per orientare al lavoro i percettori del reddito di cittadinanza nei Centri per l’Impiego, che non sono mai andati oltre l’iscrizione nelle liste come impiegato d’ordine o impiegato di concetto, e il fallimento è stato totale. Volevamo fare come la Germania, non ci siamo riusciti, e con il bubbone della disoccupazione che continua a crescere e degli stagionali che non si trovano più, però poi bisogna pur pagarli gli stagionali no?, è arrivata la truffa milionaria.

La Guardia di Finanza ha scovato decine di migliaia di illeciti in Campania, Puglia, Abruzzo, Molise e Basilicata, denunciando 22mila persone.

In Abruzzo sui 21mila 313 nuclei familiari percettori del sussidio, ne sono stati controllati 2mila 331, 191 sono stati denunciati, di cui 8 nell’aquilano, per una percezione indebita di oltre 1mln di euro.

Sussidi non dovuti per 174milioni di euro in tutto il Paese, oltre ad altri illeciti scoperti dall’Inps in autonomia e quindi tutto alle Procure che indagheranno a piede libero falsari, nuclei familiari, pensionati di cittadinanza e forse mafiosi.

Scopriamo quindi che le banche dati dell’Inps non dialogano con quelle del Ministero della Giustizia, mancherebbe ancora la convenzione; che le due più grandi banche dati della Pubblica amministrazione, quella dell’Inps e quella dell’Agenzia delle Entrate, non dialogano e non possono scambiarsi dati in tempo reale; che la convenzione tra l’Inps e l’Aci per la trasmissione dei dati e le verifiche sui proprietari dei veicoli è stata attivata alla fine del 2020 e che i controlli li fanno a campione i Comuni, sul 5% dei percettori del reddito. Dicono che ora saranno rafforzati.

Intanto i navigator dovranno prendere il largo. Avrebbero dovuto trovare un lavoro ai percettori del reddito di cittadinanza, ora dovranno trovarsi un impiego. 600, sui 3mila assunti, sono già andati a casa, gli altri 2mila 400 dovranno trovarsi un lavoro a fine anno.

Questo è il quadro infernale entro il quale immaginare di riformare un Paese in pochi mesi, per poi  mobilitare i 300 miliardi del Pnrr e infine spenderli entro il 2026.