19 Giu 15

Terza fase normativa, la peggiore

L’Aquila attraversa la terza fase normativa, per la ricostruzione post sisma, ed è la peggiore. All’emergenza e ai commissari, seguì la Legge Barca del 2012, con la quale ci dissero che la gestione sarebbe diventata ordinaria, giusto gli Uffici speciali, uno per L’Aquila l’altro per il cratere, che avrebbero controllato la spesa per conto del Governo e garantito la qualità della ricostruzione. Nel capoluogo fu introdotta anche la scheda parametrica per i lavori privati, con la quale, ci dissero saremmo andati più veloci, da allora risultano chiuse poche decine di pratiche, sulle migliaia che attendono, ed ancora non sono state finanziate. Arriviamo alla terza fase dopo una serie di incontri promossi nella sede della Regione Abruzzo con imprese e ordini, oltre ai sindacati, senza né una partecipazione civica né dei consiglieri comunali, per arrivare ad un Decreto legge approvato una settimana fa, al cui articolo 11 si parla di ricostruzione. Imprese e ordini, non hanno ritrovato quello che avevano concordato, viene fuori che il Sindaco Cialente non sceglierà più il capo dell’Ufficio speciale, che sarà nelle mani del premier, mentre il 4% delle risorse da dedicare alla ripresa è stato sezionato senza entrare troppo nel merito delle vocazioni della città e chi sa chi se lo giocherà. Un disastro politico, al quale la senatrice Pezzopane tenta di rimediare con nuovi incontri sempre in Regione, ma senza il cratere, perché non è stato invitato. Il Decreto legge sarà presto legge, dovrebbero emendarlo nei 60 giorni disponibili prima che diventi una legge vera, nel frattempo corre anche un Disegno di legge e tra le mille contraddizioni chi sa dove ci porterà, mentre la città non riuscirà ad avere ancora una norma vera. Di certo le aspettative delle imprese e delle categorie dovranno trovare soddisfazione, il resto delle problematiche sulla ricostruzione non avrà spazio. Non c’è più tempo, le stesse parole che usò il ministro Barca in un afosissimo Consiglio comunale del 2012, nel quale ai consiglieri, anche allora esclusi perché non c’era tempo, furono dette le stesse cose, prendere o lasciare, presero il pacco ed eccoci qua e chi sa come andrà a finire, visto che il meccanismo è sempre più contorto e così resterà, come pure l’incertezza sulle risorse.