20 Nov 17

Progetto case, quando agli universitari?

Gli universitari ancora non vengono contemplati nell’assegnazione degli alloggi che si liberano nel Progetto case e map. L’Ocse ci disse nel 2012 di agevolare la residenza alle possibili fasce garanti dell’economia cittadina e all’indotto che genera l’ateneo, comprensivo del personale che ci lavora. Insieme magari al GSSI. Niente di tutto ciò è accaduto. L’ultimo bando di fine anno scorso ha avuto 1.156 domande, 993 ammesse, tra cui anche fragilità sociali che già vivono negli alloggi pagando dai 15 euro in su, potrebbero però pagare oltre 50 euro nel quartiere di Sant’Antonio, se avessero l’alloggio, non si comprende quindi il criterio utilizzato. E’ un bando confuso, il procedimento non è concluso, e così Biondi, lo può fare, ha bloccato tutto. Vuole capire le disponibilità degli alloggi e le relative metrature per poi assegnarle con criterio agli idonei evitando ricorsi. Vuole garantire premialità a chi risiede da dieci anni nel territorio e a chi nel range dei 40mila euro di reddito Isee, potrebbe offrire un miglioramento del tessuto sociale. Per l’attuale amministrazione non può essere sufficiente la residenza di un anno prevista nel bando, vorrebbe altre garanzie anche di rinascita ma da quanto si evince, il bando non offriva certezze di ripresa demografica, al contrario dai dati emersi le fragilità sociali già residenti si organizzano per avere altri alloggi, restando esclusi dal bando i piccoli proprietari, a meno che non siano separati o separate non proprietari, e in tal senso, i criteri potrebbero essere perfino discriminanti per chi, magari un giovane, vorrebbe permettersi una casa per vivere in autonomia dalla famiglia. Biondi non darà seguito alle graduatorie esistenti, mentre quelle future derivanti dal nuovo bando dureranno al massimo 12 mesi. Non bisognerebbe farne una questione ideologica, stranieri non stranieri, ma di certo nell’assegnare gli alloggi si dovrebbe puntare alla residenza stabile degli assegnatari che fanno domanda, la qual cosa, solo con un anno di vita in città o nel Paese, non è prevedibile ed assicurata in alcun modo. Dovremmo cominciare a parlare di vocazioni, ma siamo in ritardo di quasi un decennio dal sisma.