18 Apr 16

Megalò va demolito, D’Alfonso lo sa?

Tra i dieci edifici italiani indicati da Legambiente a Effetto Bomba, perché amplificano i danni degli eventi climatici estremi, mettendo in pericolo la vita delle persone e dove l’unica scelta possibile è la demolizione e delocalizzazione c’è Megalò.  Sorto lungo le sponde del fiume Pescara, spiega il dossier, a Chieti Scalo, su un’area di poco più di 40 ettari e ad appena 150 metri dall’argine del fiume classificata ad alta pericolosità idrogeologica. Realizzato con il placet delle amministrazioni nell’ambito del Prusst, Programma di riqualificazione urbana e di sviluppo sostenibile del territorio, il centro commerciale più grande d’Abruzzo non è stato neppure sottoposto a Valutazione di Impatto Ambientale, nonostante fosse noto che l’area fungesse da cassa di espansione naturale del fiume e che il vincolo idrogeologico la rendesse non edificabile. La costruzione di un’arginatura alta oltre 10 metri a protezione della nuova struttura avrebbe però superato il vincolo, senza che nessuno valutasse l’impatto dell’opera a valle, con il rischio di favorire la piena verso Pescara. Nel 2013 un evento meteorico estremo costrinse il sindaco di Chieti a firmare un’ordinanza di sgombero immediato del Megalò a titolo precauzionale, rimasto chiuso per due giorni con i piazzali dei parcheggi allagati. Si è poi tentato di edificare nella stessa area altre due potenziali strutture, Megalò 2 e Megalò 3, per un totale di ulteriori 10 edifici – spiega ancora il dossier –  con la scusa della messa in sicurezza dell’area, in realtà un alibi per continuare ad urbanizzare aree a rischio, aumentandolo più a valle, dove si è amplificato il problema delle esondazioni nel tratto finale del fiume Pescara. Una corretta gestione del rischio idrogeologico deve per Legambiente prevedere il ripristino della naturale cassa di espansione del fiume, delocalizzando quindi l’urbanizzazione presente, per agevolare il deflusso delle acque in caso di piena, e la rinaturalizzazione di una parte del corso a monte per restituire lo spazio necessario per la sua evoluzione naturale. Chi sa cosa farà il presidente D’Alfonso, nominato commissario dell’Aterno Pescara al posto di Goio recentemente deceduto.