23 Lug 23

L’Energia Popolare di Stefano Bonaccini

Riconosciamo prima di tutto gli errori compiuti di quando, spinto dalle circostanze, il Pd ha inseguito gli obiettivi di breve periodo. Ora bisogna piuttosto ricominciare a parlare con gli italiani affrontando l’origine e la causa del declino e indicando la strada per la rinascita. Non possiamo continuare a essere un partito rassegnato in un Paese rassegnato. Abbiamo deprecato tante volte la crescita del populismo e l’instabilità a cui il populismo ha dato il contributo. Il populismo è il rifugio del popolo che non trova casa. E la casa non l’ha trovata nemmeno nel Pd. Il Pd ha perso metà dei suoi elettori, 6 milioni di voti. Abbiamo smesso di pensare all’idea del Paese che vogliamo costruire. Questo deve obbligarci a riflettere su come costruire la casa che possa ospitare gli italiani. Il partito non è esente da colpe, ma è l’unico in grado di indicare i progetti e i percorsi necessari perché la democrazia torni a essere democrazia operante. Bisogna ripensare agli errori fatti e tornare a parlare con tutti.

Romano Prodi

Così Romano Prodi, ospite speciale della due giorni di Cesena, ‘Energia Popolare’, di Stefano Bonaccini, la mozione con cui si era candidato alla segreteria del partito e che ora resuscita senza dire troppo marcatamente che si tratta di una corrente, altro che non ci sarà più spazio per il correntismo, aspettando la prossima primavera per capire quanto Elly Schlein, potrà davvero essere vincente, altrimenti andrà da sé, che toccherà affidare il partito a qualcun altro.

Presente anche la segretaria generale, alla due giorni, nessuna guerra, solo pluralismo e confronto come un grande partito deve fare, ma in pratica, al primo passo falso, Elly andrà a casa, parecchi restano alla finestra in attesa delle europee, per capire la direzione, mentre l’unità, l’idea del paese che vogliamo costruire, sembrano lontane dalle consuete schermaglie velenose, tutte interne a questo, eppur glorioso partito, che non risparmiano nessuno.

Fuori Gianni Cuperlo dalla Fondazione del Partito Democratico, per fare spazio a Nicola Zingaretti, per esempio, così come prevede l’articolo 35 dello Statuto. La Schlein sta piazzando i suoi com’è giusto che sia e riorganizza la sua idea di partito, il punto, però, è sempre lo stesso, senza i voti e senza la fiducia dei cittadini non si va da nessuna parte. E ad oggi pare siamo lontani anni luce dalle aspettative di un elettorato stanco, che non trova casa.

Al flop delle tornate elettorali, all’indomani della sua elezione a segretaria del partito, disse che era stata appena eletta e ci sta. Le prossime europee saranno però banco di prova, all’indomani del quale, se tutto non dovesse andare come pensa, sarà liquidata in un battibaleno. Anche dai suoi.