08 Mar 16

Articolo 37 cost., parità di retribuzione

Il 10 marzo prossimo, ricorrono i settant’anni del voto alle donne in Italia, votarono per la prima volta nel 1946, molto più tardi che in altri paesi europei, come l’Inghilterra, che lo estese alle donne nel 1928, ma prima in assoluto fu la Nuova Zelanda in cui il diritto al voto dalla donne, fu ottenuto nel 1893. Un excursus storico importante che si fa sempre in ogni 8 marzo e vorrei finirla qui. Piuttosto riporto l’articolo 37 della Costituzione italiana, che al primo comma sancisce che La donna lavoratrice ha gli stessi diritti e, a parità di lavoro, le stesse retribuzioni che spettano al lavoratore. Le condizioni di lavoro devono consentire l’adempimento della sua essenziale funzione familiare e assicurare alla madre e al bambino una speciale adeguata protezione. Un principio sacrosanto fissato quasi settant’anni fa ormai, eppure perfino Papa Francesco, quasi un anno fa, denunciava come scandaloso il fatto che le donne, a parità di lavoro, guadagnassero meno degli uomini, e vorrei capire perché ciò accade. I contratti collettivi credo non facciano distinzioni di sesso, ed allora come mai la donna ha una busta paga più leggera? Quale abuso si consuma dietro questa disparità di trattamento strutturale? E’ possibile che la Camusso, la Furlan e la Boldrini, che nella ricorrenza dell’8 marzo ha stabilito di abbassare le bandiere alla Camera in segno di lutto per i femminicidi, non vogliano vederci più chiaro? Passare ogni 8 marzo a dirci quanto la donna sia discriminata non aiuta a fare i fatti. La realtà che le donne non votano altre donne è una realtà, punto, la possiamo plasmare come ci pare forzando pure per le riserve indiane delle quote rose, continuando a farci del male perché non è così che culturalmente si possono fare passi da gigante, ma il lavoro e il mancato rispetto dei contratti collettivi che continuiamo a sorbirci come se fosse normale, elencando ogni otto marzo quanta percentuale di donne è sottopagata a parità di incarichi rispetto all’uomo, non si può proprio sentire più. E’ ora di darsi da fare concretamente.