11 Nov 16

Sottoservizi, una rivoluzione da cogliere

Torno sui resoconti del gruppo di lavoro Ocse Università di Groningen nel 2012 per capire dopo quattro anni e a quasi otto dal sisma, cosa siamo riusciti a fare. L’Aquila non ha una visione condivisa del proprio futuro, non c’è un’idea di città, mentre la gente sa pochissimo delle decisioni prese, così i ricercatori tirando le prime somme dei loro studi portando le testimonianze di rappresentanti di altre regioni Ocse vittime di terremoti, uragani e tsunami. Mancanza di partecipazione delle persone, di comunicazione tra le istituzioni e di un progetto di rinascita socio economica del capoluogo sul lungo periodo, avevano colto il punto. Cialente non era d’accordo e consegnò al ministro Barca tre progetti come la candidatura dell’Aquila a Capitale europea della cultura 2019, con l’intervento di Enzo Gentile dell’Atam, venuto poi a mancare qualche anno più tardi, e che segnò la mancanza d’innovazione, strutturale al dna del capoluogo. Ed ancora la smart city e lo smart ring, che ancora oggi non trovano un’identità e un’impostazione concrete. Lo studio Ocse propose la più ampia apertura al mondo esterno e concorsi di architettura internazionali per rilanciare il patrimonio, ma anche su questo le visioni furono frammentate e discordanti, con un Cialente al primo mandato che non riusciva proprio a capire quanto fosse necessario unire, anziché dividere, lasciando poi lo studio Ocse è in un cassetto, senza un colpo d’ala. C’era l’urgenza di non far passare inutilmente quel treno, di non lasciare che si spegnesse l’interesse su L’Aquila, di rimettersi in discussione tutti e ricominciare da qualche punto diverso, che segnasse una discontinuità col passato così immobile di una comunità, che ha da sempre caratterizza il nostro modo di essere. E invece no, da noi anche i sottoservizi, tecnicamente rivoluzionari sul digitale e all’avanguardia rispetto a qualsiasi altra provincia italiana, al di là dei cantieri, non smuovono ancora un dibattito strategico sulle opportunità che offrirebbe. Resta solo un enorme cantiere, oltre il quale, oltre i quali, oltre proprio il mattone, L’Aquila non va.