08 Dic 16

Soprattutto, il glamour della Scala

La Madama Butterfly che Puccini scrisse nel 1904, alla prima di quello stesso anno alla Scala fu contestatissima. E invece ieri sera con la direzione del maestro Riccardo Chailly, la regia di Alvis Hermanis e le voci di Maria Josè Siri, Bryan Hymel e Carlos Alvarez ha avuto 13 minuti di applausi. Nella classifica dell’applausometro riportata da Repubblica, i 13 minuti di ieri sono stati battuti giusto dai 15 della stagione 2012 2013, ma non ancora dai 20 del 1996. Assente la politica della crisi di Governo e Mattarella, il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan, il presidente del Senato Piero Grasso e il ministro dei Beni Culturali Dario Franceschini. Teatro blindatissimo ma non è mancata la protesta, fino a qualche anno fa le uova per le pellicce, siamo da allora passati agli ortaggi e al glamour più eco, perché fa più chic, mentre dal centro alle periferie fin nella metro e nelle carceri, i suoni dell’Opera hanno partecipato della prima scaligera l’intera città. C’erano anche alcuni terremotati del centro Italia a sedere accanto al sindaco Giuseppe Sala e al prefetto Marangoni, come ospiti d’onore. Tanto sfoggio del soldo che gira e della vita che va bene all’inaugurazione della stagione, mentre vola su Twitter il fantasmagorico omaggio floreale di Dolce&Gabbana alla prima, sono lontani i tempi in cui chiusero i loro negozi perché indignati contro Pisapia su questioni fiscali. Roba d’evasione. Soprattutto nei momenti di crisi la Scala deve dare un segnale, ha dichiarato il direttore artistico Alexander Pereira, mentre fuori un grande striscione urlava La gente prima del profitto oltre all’inevitabile scritta Bella ciaone e a sfilate popolari (nella foto). Una stagione della Scala vale un indotto di quasi 50milioni di euro, ha stimato la Camera di Commercio di Monza e Brianza. 12milioni di euro per soggiornare, circa 15milioni per la ristorazione, 10milioni per lo shopping, 4.6milioni per i trasporti e 7milioni di altre spese varie per visitare Milano, dai parcheggi ai musei alle discoteche. Il 36% della spesa è attribuita agli stranieri, l’11% agli italiani che vivono fuori regione e il resto a milanesi e lombardi. Quando l’economia gira.