23 Giu 17

Il Sindaco in un’assise di tipo classico

C’è l’urgenza del bilancio, della gestione del Progetto case, del Gran Sasso, dei debiti e delle spa, del Piano regolatore, del recupero del territorio intasato dagli abusi dall’emergenza abitativa e produttiva, della rinascita e del 4% ma anche il post sisma è diventato quotidiano ed ha perso la straordinarietà che fa andare oltre. I candidati sindaci Biondi e Di Benedetto dovranno fare i conti con un Consiglio comunale di tipo classico che tornerà a non leggersi carte e delibere da entrambi gli schieramenti e a lasciare i lavori ancor prima di cominciare, tra questi troviamo i più votati ma la gente li vuole, li preferisce, sa di poterci fare affidamento e quindi meglio così. Chiaro che se questo è il segnale le cose andranno da sé come sono sempre andate, a meno che il sindaco, sia esso Biondi o Di Benedetto, non avrà chiaro l’obiettivo per cui o si fa così o tutti a casa. Non lo farà nessuno dei due, medieranno come è giusto che sia e come gli aquilani hanno detto che dovrà essere, cambierà dunque molto poco, in questo molto poco, speriamo almeno che entrambi, sono giovani e in gamba tutt’e due, vogliano volare minimamente più in alto del suolo che raschiamo. Urge un grande processo di pacificazione. Bisogna eliminare i favoritismi del cerchio magico, ridistribuire la ricchezza concentrata nelle mani di pochi, creando opportunità di lavoro per tutti. Anche nella cultura. D’altra parte la città si muove bene col piacere, non ha voluto il rinnovamento, ha bisogno di certezze, di chi si occupa del problema al paese e sa come muoversi per gli uffici, chi porta di più per la comunità propria che per la città ed il centro storico. Delle chiese, dei monumenti e dei beni culturali non ne parliamo più. Non è proprio uscita, neanche al ballottaggio, la vergogna delle chiese ancora scoperchiate come la cattedrale di San Massimo per esempio. La cosa che continua a pesarmi è proprio questa, l’urgenza del quotidiano di microcosmi comunitari che vince, per lo più nelle frazioni, anziché una visione che possa portare L’Aquila ad essere tra i più bei borghi d’Europa.

E con un fegato tanto domenica, dalle 7 alle 23, andremo a votare.