L’Aquila è una città dove si sta sperimentando di tutto. Sperimentano tecniche di ricostruzione nel centro storico antico, per sostenere con modalità antisimiche, i palazzi settecenteschi tirati su senza le fondamenta, si demoliscono i mostri in cemento armato per ritirarli su esattamente com’erano e dov’erano per tornare a stravolgere la bellezza di antichi quartieri storici aquilani, come San Pietro, dove una palazzina di sei piani, tornerà esattamente com’era stata pensata negli anni settanta, da un’urbanistica selvaggia e senza regole. In quegli anni hanno costruito ovunque, sulla faglia di Pettino, lungo il fosso di San Giuliano a scendere verso gallerie commerciali nate sull’acqua, sulla sabbia di via XX Settembre, dove s’è sbriciolata la Casa dello Studente e s’è aperta la voragine in via Campo di Fossa, hanno poi costruito direttamente sulle mura urbiche, su via Vicentini, dove tra gli scavi per ricostruire il civico 207, è emerso un leone in pietra d’epoca romana che presidiava l’antica Porta Barete, il primo varco d’accesso al centro storico trecentesco, presidiato dal leone, che faceva il paio con un altro, che non è ancora stato ritrovato. Negli anni ottanta, le tracce della Porta sono state riempite di sabbia, su espressa indicazione delle Sovrintendenze, perché non si rovinassero, e con esse le mura sotterranee che agganciano i resti del vecchio ospizio di Santo Spirito, demolito sul selciato duecentesco per rifare com’era e dov’era, una costruzione in cemento armato. Quella di fronte al Tribunale. L’urbanistica all’Aquila è stata ignorante e meschina, oltre a mangiare aree verdi ed intere periferie, ha deturpato irrimediabilmente le antiche mura in ogni dove, addirittura sotto Porta Barete, appesi proprio alle mura ci sono vecchi ganci di una cantina come ce ne sono tante, neanche fosse un qualunque garage di periferia. S’è fatto veramente di tutto, e col post terremoto si sta facendo di peggio. Col terremoto del 2009 abbiamo avuto la certezza che il sottosuolo aquilano è pieno di cavità, cavità che avremmo voluto conoscere meglio, la Protezione civile in uno studio di microzonazione sismica parlò di bomba ad orologeria richiamando l’attenzione sul fatto che avrebbero dovuto essere messe in sicurezza, prima di ricostruire, ma di tutto quello che è seguito se ne sa molto poco, basta ricostruire, basta avere fondi, prima si parte, prima si torna a casa. Conta solo questo ormai, alla meno peggio, purché si proceda, la grande paura di quella terribile notte, è passata. Non stiamo ricostruendo una città più bella di prima, ma esattamente com’era e con le stesse storture, perché i diritti acquisiti e le rendite immobiliari, che portano comunque tanti voti alla politica, non si toccano.
Nella foto, i resti della Casa dello Studente.