13 Mar 14

Sisma, proprietà e affari dei religiosi

Autorità ed istituti religiosi, prelati e vescovi sono in questo post sisma i più agguerriti, a salvaguardare il più piccolo interesse. Già nei primi mesi del 2009, studiarono subito dei corsi di restauro ed una struttura interna di progettisti a salvaguardia dei propri beni e del loro recupero. Hanno combattuto strenuamente per rivendicare ogni diritto, volendo essere parificati a qualsiasi altro privato, padrone di ricostruire con tecnici propri ed imprese di fiducia. Se lo Stato doveva garantire l’indennizzo ai cittadini, senza dover esser obbligati a fare le gare, anche loro avrebbero voluto il medesimo trattamento. Rendite e affari, questo sembra aver attratto sopra ogni altra cosa prelati e religiosi, senza che lo Stato dovesse mettere becco, cioè i ministeriali del Mibac, che al contrario avrebbero voluto far le gare con i ribassi della ricostruzione pubblica, evitando quindi ogni sperpero. Un braccio di ferro che ha portato a mantenere scoperchiate molte chiese per cinque anni, a cominciare dalla Basilica di San Massimo e anche San Marco: o entravano loro, con le loro modalità, oppure lo Stato non ci avrebbe messo piede, e così è andata. Solo di recente, dopo aver cercato in tutti i modi di avere delle deroghe al Codice degli Appalti direttamente da Palazzo Chigi, avrebbero ceduto, dovrebbe essere quindi il Provveditorato alle Opere pubbliche ad occuparsi dei loro lavori, ma non è ancora detto. Un forte attaccamento alla rendita, lo stanno mostrando anche le religiose della Lauretana, ultimo esempio di come i religiosi intendano la ricostruzione. Il loro collegio femminile, che racchiude dagli anni sessanta, al proprio interno, l’antico santuario, sarà venduto a pochi soldi a privati, senza nemmeno fare i lavori di recupero, che pure lo Stato garantirebbe al collegio, perché parificato ad una qualsiasi società di diritto privato. Con i lavori post sisma passerebbe troppo tempo, almeno cinque anni più due, prima di vendere la struttura, allora meglio svendere subito, a circa un milione mezzo di euro e fare cassa, piuttosto che assicurare un ripristino nella sicurezza antisismica, da parte di chi andrà a comprare, che di certo, farà sconsacrare la chiesa per cercare il business.