08 Ago 14

Sale da thé, palazzinari e self service

La Sala Eden all’Aquila, la storica sala da thé, di piano bar, di serate dove si ballava negli anni sessanta, la sala dei velluti e dei lampadari di cristallo, delle presentazioni di libri e di qualche pellicola d’autore, di qualche serata jazz e di musica sperimentale, la sala delle persone anziane, una sala che forse non è mai andata ma che pure oggi, se ce l’avessimo ancora, faremmo carte false per una serata, per un pomeriggio o per una colazione e per stare a due passi dal centro storico. Più su c’era la Sala Baiocco, altra sala d’altri tempi, ampi spazi, balconate con giardini interni, ambienti andati con un grande salone centrale ed alti soffitti a raccontare un’epoca, quella sala negli ultimi anni prima del sisma era diventata una catena in franchising specializzata in insalatone, né fast food e neanche slow food, di tutto un po’ a poco prezzo, abbastanza frequentata, del tutto snaturata ma andava bene. Queste sale, potrebbero essere perdute. A breve inizieranno i lavori al Grande Albergo del Parco, alla villa comunale, anche lì c’è la storia di un importante sala da thé e dell’albergo più importante della città, dove hanno pernottato grandi artisti, grandi attori, grandi intellettuali, quella storia, quell’architettura razionalista, tuttavia, potrebbe essere distrutta dalla speculazione edilizia della struttura a fianco, che lascerà probabilmente il posto, distruggendo il giardino pensile all’interno, ormai abbandonato, ad una palazzina di cinque piani. Andando in centro storico in questi giorni, colpisce sull’asse centrale, il via vai di maestranze, operai ed artigiani presi dai cantieri, quei pochi bar e locali che hanno riaperto cercano di guadagnare sui pasti, sui caffè e sulle bevande, da poco, negli storici locali del Cinema Rex, ai Quattro Cantoni, ha aperto un grande self service, si chiama zona rossa, praticamente una mensa stratosferica a due piani, dove si pasteggia senza identità. Attività che rubano la bellezza e la cultura di un centro storico che potremmo perdere davvero, se sarà destrutturato in questo modo, utilizzando peraltro attività commerciali e di ristorazione a tempo, avranno la durata di uno spaccato della ricostruzione che avrà a sua volta un inizio ed una fine, perché ci si sposterà più all’interno, nel cuore del centro storico e questi luoghi di sicuro chiuderanno, avendo però strappato via un altro pezzo d’anima alla città.