26 Giu 15

Quanto conta un benessere equo

Il progetto Benessere equo e sostenibile, Bes, è finalizzato all’individuazione delle misure più idonee a rappresentare il progresso dei territori verso l’incremento del benessere dei cittadini, da affiancare a quelle macroeconomiche tradizionalmente utilizzate per la misura della crescita. Dal decimo rapporto della Qualità dell’Ambiente Urbano, presentato a cura del ministero dell’Ambiente nello scorso dicembre, continuo a trovare spunti efficaci ed utili a capire come si sta muovendo un mondo, e come L’Aquila anziché fulcro di rigenerazione, al contrario sia tagliata fuori. La struttura del Bes, scrivono Morrone e Ferrara dell’Istat, considera 12 dimensioni: Salute, Istruzione e formazione, Lavoro e conciliazione tempi di vita, Benessere economico, Relazioni sociali, Politica e istituzioni, Sicurezza, Benessere soggettivo, Paesaggio e patrimonio culturale, Ambiente, Ricerca e innovazione e Qualità dei servizi. Il progetto UrBes, Benessere equo e sostenibile in ambito urbano metropolitano, segue l’approccio concettuale del Bes, nato su proposta del Comune di Bologna e di Laboratorio Urbano, è stato promosso dall’Istat e dal Coordinamento dei Sindaci metropolitani dell’Anci, è stato esteso anche ad altre città e conta attualmente 29 comuni. Per confrontarsi, per crescere, per impostare politiche urbane corrette, la base dati del progetto sarà usata per il Monitoraggio delle città intelligenti e comunità intelligenti, le smart city. Secondo l’approccio proposto nell’ambito del Comitato tecnico dell’Agenzia per l’Italia digitale, l’Agid, che sottolinea le stesse finalità del progetto UrBes, il concetto di smart city non è solo innovare la vivibilità urbana, ma è strategia per contrastare povertà e diseguaglianze, garantire opportunità di progresso e benessere socio economico alle comunità, sostenibilità dell’impiego delle risorse ed ottimizzazione nella fornitura dei servizi ai cittadini. L’Aquila non ha offerto indicatori, non è interessante secondo chi l’amministra che continua a muoversi come se un terremoto devastante non ci fosse mai stato, in un quotidiano normale, assuefatti alla distruzione che ci circonda.


Nella foto, il Centro di aggregazione Caritas al Progetto case di Sassa mai aperto.