02 Mag 17

Primo maggio, torna il Giglio magico

Il primo maggio a Portella della Ginestra. Così la triplice ha scelto il luogo simbolo per la Festa del Lavoro a settant’anni dall’eccidio attribuito al bandito Giuliano, che più tardi dichiarò la matrice politica della strage, dopodiché fu forse assassinato oppure fuggì negli States protetto dalla Cia. E sullo sfondo ancora oscuro massoneria, Vaticano, Stato e mafia. Il lavoro non c’è e gli scontri di Torino di ieri, dovrebbero essere la verità vera di chi si ribella, vuole occupazione vera e dignità all’indomani della vittoria schiacciante di Matteo Renzi alle primarie del Pd, da cui si evince che a due milioni di elettori piace il jobs act, fosse anche un contratto di lavoro di un giorno, che anzi alcuni contratti spazzatura sono molto diffusi in Cgil e gli sta bene che strizzino fino alla morte la classe dei lavoratori, quella che regge il Paese con lo stipendio fisso insieme alla massa delle partite Iva finte, che in proporzione pagano più di quanto guadagnano e sostengono con la loro fame i vitalizi della politica e di una classe dirigente di nominati, che non paga mai per i fallimenti che determina. L’ultimo doppio di Alitalia. Ieri s’è scavato ancor più profondamente il solco che divide i lavoratori e i disoccupati da chi comanda. Il Giglio Magico di Renzi tornerà a Palazzo Chigi, anzi non lo ha mai lasciato, la stessa Boschi, ministra fallita della riforma costituzionale, dal 4 dicembre ha solo cambiato stanza e ruolo. A due milioni di elettori sta bene così, altro che la bocciatura sonora che prevedeva D’Alema a fine anno, al via quindi le epurazioni dentro casa loro. Continua  a mancare una sinistra che parli la lingua dei lavoratori. Ci provano gli Articolo 1, ma dovranno convincere la gente e sarà dura, perché quella stessa gente che prima li votava oggi si muove verso Trump, la Le Pen o anche Macron, Grillo e Salvini, le riforme di Renzi umiliano la classe media e dei lavoratori, mentre la sua politica vicinissima ai grandi interessi e lontanissima dalle periferie sta vincendo. Il resto del Paese continuerà ad andare a votare incapace di un sussulto emotivo, mentre la triplice col cappellino parasole e il fazzoletto al collo, tornerà tra un anno a parlare di lavoro.