02 Feb 18

Piano d’Orta, tra scorie recuperi e riuso

Archeologia industriale e riuso finalizzato a realizzare un polo culturale documentale. In attesa della Cassazione, che il 13 marzo dovrà confermare o meno la Corte d’Appello sulla bonifica dell’area da parte della Montedison, Bussiciriguarda ed Italia Nostra hanno chiesto alle Soprintendenze, la dichiarazione di interesse culturale per i principali edifici del complesso chimico ex Montecatini di Piano d’Orta. Tra il XIX e il XX secolo, l’Italia registrava un fortissimo ritardo nello sviluppo della chimica e l’economia agricola era arretrata e caratterizzata da bassi rendimenti soprattutto per la carenza di concimi fondamentali, azotati e fosfatici. La prima fabbrica di concimi basata sul metodo Frank-Caro, nacque proprio in Italia nel 1905 a Piano d’Orta, in Abruzzo. Finalmente era disponibile il primo concime azotato che permetteva l’utilizzo di azoto atmosferico, per 4/5 nell’aria, e di energia elettrica prodotta dai fiumi Tirino e poi Pescara. Concime ancor oggi largamente usato per le straordinarie rese e per la compatibilità ambientale. Piano d’Orta fu uno dei primi siti italiani che produsse acido solforico concentrato, sempre per concimi, oggi biologici. Produzione gemella a Milazzo, avviata nel 1901 e chiusa nel ‘59, i cui edifici, classificati come archeologia industriale, sono stati sottoposti a vincolo architettonico archeologico ed etno antropologico dalla Regione Sicilia nel 1998. Piano d’Orta è stato strategico anche nel primo conflitto mondiale, i sottoprodotti andavano poi nelle acciaierie di Bagnoli e Terni, e per le industrie dei moderni coloranti e detergenti. Lo stabilimento era collocato alla confluenza del fiume Orta con il Pescara, in un posto paludoso, poi la crescita dell’insediamento antropico, l’archivio abbandonato della fabbrica è stato recuperato nel 1989 parzialmente degradato, è stato disinfestato e restaurato a cura della Soprintendenza Archivistica per l’Abruzzo. Il fondo, dichiarato di notevole interesse storico dalla stessa Soprintendenza nel 1991, è stato restituito al proprietario. Tale interesse storico, per Mazzocca, non può non essere esteso agli edifici più interessanti, dei quali si ritiene che vada assolutamente evitato l’abbattimento inserendo il recupero edilizio, con carotaggi e messa in sicurezza, nel processo di bonifica. Ieri, da una riunione  in Regione, è emerso che l’area sarà inclusa per intero nel Sito nazionale di Bonifica del 2008, la Edison è stata individuata dalla Provincia di Pescara, come responsabile dell’attività di bonifica per l’intero sito, oggi più esteso e da cui smaltire scorie di pirite considerate rifiuti pericolosi. E’ la seconda ordinanza dopo il sequestro del 2007, anche se è forte il contrasto tra l’attuale proprietà, Moligean srl, ed Edison. Intanto al 28 marzo è fissata la conferenza dei servizi per il Piano rimozione rifiuti in area Tre Monti, depositato da Edison il 31 gennaio scorso