04 Lug 14

Periferie e centri storici, non c’è dialogo

Il problema del dialogo architettonico non è solo del centro storico aquilano, ma anche tra il centro storico e le periferie, tra le periferie invase da 19 nuovi quartieri, le new town, e tra essi e le frazioni, già prima del sisma mondi isolati ed oggi del tutto abbandonati, mentre le aree industriali sono ormai siti residenziali e commerciali, direzionali e perfino culturali. Non si capisce più niente e nel Piano di ricostruzione non si è tentato alcun dialogo chiarificatore, che pure avrebbe dovuto rimettere insieme una comunità, ci provò Gaetano Fontana, il superconsulente commissariale, a dividere il cratere in nove aree omogenee, suddivise a loro volta per vocazioni tra terziario e commercio, con L’Aquila baricentro di 54 Comuni, a concentrare nel proprio cuore uffici ed enti pubblici. Uno studio buono sulla carta ma privo di qualsiasi concretezza e fattibilità, non hanno fatto di più i 13 superconsulenti, tra urbanisti e giuristi alle dipendenze del capoluogo con il Piano di ricostruzione, pensato con tre o quattro speculazioni edilizie, nessuna tutela per il centro storico, nessuna riqualificazione di pregio, nessun contatto con lo squallore delle periferie sempre più povere di verde e di aree agricole, consumate da decenni di abusi e dalle new town che il futuro Piano regolatore intensificherà con l’edificabilità che resta. Ancora case e cementi, speculazioni e solitudini senza quel dialogo ormai necessario per quella ricostruzione sociale di cui si parlava tanto all’inizio, dopo il 6 aprile, ma poi ci si è persi per strada ognuno nel proprio microcosmo, sempre più disaggregati. Qualcosa del com’era e dov’era in centro storico comincia a muoversi, come la progettazione esecutiva per il recupero della vecchia scuola elementare De Amicis, quella finanziata dalle cantanti italiane, e quella per il Convitto nazionale, la Camera di Commercio, gli uffici della Provincia, la Biblioteca e l’ex Liceo classico, aggiudicata un paio di settimane fa al raggruppamento temporaneo tra Consorzio Leonardo e Consorzio Europeo per l’Ingegnera e l’Architettura con Gae Aulenti Architetti Associati di Milano. Dovremmo essere entusiasti visto il nome della Aulenti (nella foto), ma il tempo passa, l’isolamento ci invade e la diffidenza comincia ad avere la meglio.