08 Lug 14

Digitale e banche dati, meglio su carta

Si apre oggi a Venezia il focus italiano sull’agenda digitale, una settimana di confronti sulle tecnologie e la digitalizzazione in Italia e in Europa. Siamo clamorosamente indietro nonostante le leggi degli anni novanta, la sburocratizzazione e la semplificazione, perché per dialogare con la pubblica amministrazione serve sempre la carta, mentre posta certificata e firma digitale, in tanti uffici come in tante piccole e medie imprese, il tessuto economico più importante del Paese, non sanno neanche cosa siano. IlSole24ore ha denunciato l’arretratezza del bel Paese in Europa, il divario tra nord e sud, la mancanza della rete in tante zone e l’alfabetizzazione digitale che ancora affligge gli italiani, il nord come il sud. E anche fossimo davvero pronti a rispettare le leggi, a tagliare con il cartaceo e a muoverci solo con il web, tutto il mondo dei pensionati, che arriva a fine mese con la minima, impossibilitato a pagare un canone fisso per la rete e un pc, resterebbe tagliato fuori. Una certa arretratezza lascia l’Italia in coda agli altri paesi. Nel post sisma del 2009 avranno censito la popolazione terremotata cinque o sei volte, sempre costretti a riempire moduli cartacei, a file allucinanti in uffici incredibili e senza arrivare mai a digitalizzare i dati correttamente. Tanto che ancora oggi manca il quadro della residenza vera da associare ai tributi, dei lavori di ricostruzione su ogni abitazione e di tutti i benefici ottenuti dallo Stato, attraverso i diversi rivoli di enti pubblici che neanche sono in rete tra loro. Nonostante i miliardi spesi è impossibile controllare le imprese e le maestranze che lavorano alla ricostruzione, ed incrociarle con i dati dei progettisti, non c’è un archivio digitale da consultare che racconti il post sisma, dall’emergenza alla ricostruzione. Neanche lo Stato pretende granché, mantenendo in vigore un regio decreto che vuole la rendicontazione di miliardi di spesa pubblica con scontrini fiscali, in originale, e fatture, vietandone la digitalizzazione, mentre la band larga, cioè la rete, che avremmo voluto almeno coprisse l’intero territorio terremotato, che conta 57 Comuni, correrà di certo sotto il centro storico del capoluogo, e con 5milioni di euro, in gestione diretta dell’Università dell’Aquila, collegherà la Pubblica amministrazione. Sono però le vecchie sedi degli uffici, senza sapere ancora se rimarranno in periferia o torneranno in centro storico, intanto le risorse volano.