15 Dic 14

Non c’è lavoro, ma stanno tutti bene

I centri commerciali fanno in questi giorni il pienone, c’è la fila, i parcheggi non si trovano, tutti di corsa, ammassati a spendere nei week end, il centro storico si è perso di vista senza troppe tensioni, se non ci torneremo col commercio nei prossimi decenni amen, c’erano state delle proposte normative di defiscalizzazione per riaprire le attività, ma quell’iniziativa di Legnini chi sa dov’è andata a finire. E lì resta senza diventare ancora legge e senza preoccuparsene più di tanto. Ci fosse stato un politico o amministratore a battersi per quell’idea, il centro storico è l’unica vera chance socio economica dell’Aquila, lo è sempre stata per i giovani, gli studenti, gli universitari e il passeggio di tutte le età, perché è bello ci si ritrova bene ed è lì che nasce naturalmente l’aggregazione ed una comunità. La politica continua a muoversi come se non ci fosse stato un sisma devastante. A sinistra come a destra, ci si confronta poco sul futuro della città, chiusi nelle Aule di Villa Gioia, come se la devastazione esterna non ci fosse mai stata, senza una linea, senza un disegno, con quelle schermaglie da maggioranza e opposizione, tollerate in una città normale, ma che non appassionano più né gli apparati di partito, né gli interessi di bottega. Il Piano regolatore arriva tardi e non supplirà l’assenza di una programmazione per cui non hanno ancora idea di dove riportare le scuole, cosa fare con le strutture pubbliche abbandonate, cosa riportare in centro storico e come favorire il rientro delle attività economiche e commerciali, oltre che le abitazioni. In città è sempre più netta la sensazione che comandi il più forte, nella politica come nel sociale, nella ripresa economica, come nella cultura o nelle forme d’aggregazione e tra chi riesce a sgomitare meglio, per avere questo o quel finanziamento pubblico. Il 5% delle risorse della ricostruzione da destinare all’occupazione non è contemplato dalla programmazione di nessun livello politico, non voglio credere che stiamo talmente bene, tra prebende e percentuali degli incarichi professionali e di consorzio, oltre all’assistenza cronica post sisma, da non doverci preoccupare proprio del fatto che non c’è lavoro.