18 Feb 16

Negozi ed attività, senza pianificazione

Ancora una proroga per le attività produttive che dopo il sisma si sono temporaneamente ricollocate, in attesa di una città normale. Dopo la prima autorizzazione nel 2009 ed una proroga nel 2012, arriviamo alla seconda in discussione da domani in commissione bilancio. D’altra parte non c’è scelta, il centro è un cantiere aperto con i 13 chilometri di tunnel intelligenti che scavano ogni giorno, è difficile riaprire in fretta, anche fosse il vecchio locale ante sisma tornato agibile, e così si va in proroga, sempre nella deroga. Manca un piano commerciale, quello vigente è del 2002, doveva durare tre anni ed invece eccoci qua, devono decidere quante attività potranno aprire, quante in centro e quante in periferia, quante, rispetto alla popolazione residente, e quante sia in centro che in periferia perché magari chi ha riaperto, per tornare in centro vorrà una qualche certezza e quindi non vorrà chiudere. E il passaggio potrebbe portare le solite corruttele a cui stiamo facendo il callo, negli uffici pianificazione buttano giù il nuovo Piano regolatore senza sapere dove andranno negozi ed esercizi e non può essere normale. Come non è normale non avere il dato certo sulle attività produttive temporanee, manca anche sulle abitazioni, il dirigente Lucio Nardis, un anno fa informava che negli uffici avevano 300 prese d’atto di ricollocazioni temporanee, in centro storico c’erano 600 attività tra bar e negozi, dopo il sisma hanno aperto 82 attività, ma non riuscendo ad incrociare i dati, non sanno dire quante, di queste 82 ormai di più, sono nuove o fanno parte delle 300 ante sisma. Aveva assicurato che la certezza del dato l’avrebbe messa presto on line. Non c’è. Bisognerà mettere mano anche alle nuove regole per la liberalizzazione delle concessioni su suolo pubblico, e una nuova regolamentazione dei mercati per cui potrebbero aumentare i canoni, gli avvisi arriveranno entro quest’anno per assegnare le licenze prima del 2017 come prevede la norma. C’è troppo da fare, e nessun amministratore, dopo sette anni da quella terribile notte, riesce ancora a dare la minima certezza d’investimento a chi ha scelto di restare all’Aquila.