20 Gen 17

Messa a norma, un miliardo non speso

L’hotel Rigopiano alle pendici del Gran Sasso travolto dalla slavina, riporta la discussione sulla sicurezza delle nostre costruzioni e sulla prevenzione del rischio. Sismico, idrogeologico oppure entrambi, parte delle risorse ci sono ma Regioni ed enti locali non le spendono. Parliamo dei 963milioni di euro che il Decreto Abruzzo, poi legge 77 del 2009, mise a disposizione dei territori a rischio sismico, dal 2010 al 2016, per la messa a norma di infrastrutture, edifici pubblici e privati. Su 4000 interventi finanziati ne hanno conclusi appena 660, ha scritto L’Espresso una settimana fa. Di 24 tra ponti e viadotti a rischio, l’Abruzzo ne ha sistemati solo tre, un quarto ancora attende il permesso dell’Ente parco per fare la strada. Intanto la priorità è ancora la ricostruzione del 2009: infinita. E ai danni non riparati allora si sono sommati quelli delle ultime scosse. Intanto l’Ufficio speciale per la ricostruzione dei comuni del cratere a Montorio, Teramo, è inagibile, eppure è una struttura su cui si dovevano fare lavori urgenti. Si occuperà anche della ricostruzione 2016, sottolinea l’inchiesta. Per l’Abruzzo risultano disponibili oltre 55milioni di euro, il controllo della spesa tocca alla Protezione civile ma neanche questo passaggio risulta fatto. La prima riunione del tavolo di monitoraggio arriva a marzo 2016, dopo sei anni in cui i sindaci chiedono continue deroghe. A presiederlo è il professor Mauro Dolce, che è ricorso in Cassazione e ha vinto, dopo due condanne per la frode degli isolatori sismici usati nella ricostruzione aquilana. Non ne escono soluzioni, però si pensa a come rifinanziare il fondo. In tutto questo la Protezione Civile non ritira, come dovrebbe per legge, le risorse non spese da Regioni e Comuni, 739 dei 963 milioni complessivi del fondo, secondo i numeri della Protezione civile che ammette che per realizzare interventi urgenti ci vogliono 5-6 anni. Tanto che dei 36 milioni previsti per i lavori sulle strutture a rischio, nelle casse dei Comuni non è arrivato un euro, ma la Protezione Civile incassa comunque un milione l’anno per lo svolgimento delle attività  connesse al fondo.