31 Ago 16

I centomila diversi Modello L’Aquila

Maurizio Sbaffo dell’Urban center, entità nient’affatto definita, informa che il 6 settembre terrà una giornata sulla comunicazione e informazione, oltre che condivisione delle scelte, dopo il disastro dell’immediato post sisma all’Aquila. Ha invitato tutta la politica del capoluogo, che presenzierà volentieri, ascolterà e assorbirà ricette, nuove o vecchie, di fatto già fallite. Nell’informare le persone ufficialmente sulla tre giorni jazz e sulla sicurezza del centro storico, per esempio, non possiamo pensare di rincorrere le indiscrezioni o affidarci all’esternazioni di un Sindaco, Cialente, senza un solo dato certo a supportarlo. L’Urban center s’è insediato dopo settimane di litigi e ancora non partorisce una proposta condivisa sul post sisma, ma la Giunta va avanti approvando, senza Prg, progetti urbanistici di singole associazioni, l’ultimo per 31milioni di euro in totale, e la città non può nemmeno scegliere se questi fondi, in parte per l’Edilizia residenziale pubblica, possano essere investiti altrove. Serviranno poi per riqualificare socialmente piastre del Progetto case, che proprio oggi, Cialente, dice invece di voler abbattere. Come cittadini siamo disorientati, confusi e arrabbiati. Non sappiamo dove stiamo andando, ma vogliamo far passare per buono il modello di ricostruzione aquilano, che non è un solo modello bensì centomila diversi. Monterale, Capitignano e Campotosto sono in un nuovo cratere sismico, in quello aquilano avevano approvato Piani di ricostruzione per quasi 200milioni di euro di lavori in totale, ancora tutti da attuare ed eccoli pronti per nuove emergenze ed altri finanziamenti sulle murature che non tengono. Sui vecchi Piani di ricostruzione neanche il tentativo di dire, rimoduliamoli con le stesse risorse, che poi non sono briciole. Ma è tutto normale, è sempre un divenire in migliaia di rivoli diversi, rappresentanti e concittadini che s’allarmano solo quando si parla dei loro terreni, delle loro strade, e solo in questi casi li trovi in Comune, quasi a controllare gli eletti perché non facciano scherzi su usi civici o destinazioni urbanistiche proprie e d’interesse.