08 Giu 15

Dopo sei anni di anarchia, il nuovo Prg

Il documento preliminare per il nuovo Piano regolatore dell’Aquila, dovrebbe essere votato entro luglio e la sfida è potente. Quello del 1975 stabilì possibilità insediative per 130mila abitanti, oggi il limite d’insediabilità potrà essere dai 7mila ai 20mila abitanti, da aggiungere a quei 130mila, ma la strategia vorrebbe essere diversa e votata al recupero dell’esistente, al paesaggio, a ricucire con gli scempi selvaggi del passato, a riportare i borghi e le periferie a vivere, oggi ancora più disperse nei nuovi 19 quartieri del Progetto case sempre più deserti ed invivibili, sorti su aree rurali e stradoni d’asfalto. Una sfida che non potrà ignorare le migliaia di manufatti temporanei per case o attività produttive d’emergenza nate ovunque, le aree industriali sono piene di abitazioni e commerciale o anche di uffici e direzionale, bisognerà capire cosa accade e verso dove andare. La carta del nuovo Prg propone tante belle cose, dalle infrastrutture naturali, al Parco dell’Aterno e al riutilizzo di ogni struttura d’emergenza è tutto da impostare, ma occorrerebbe una virata storica nella cultura dell’Abruzzo interno e cioè basta costruire e abusare per far fruttare la rendita immobiliare ed edilizia, per iniziare a recuperare, unire, armonizzare e far rivivere. Nelle grandi capitali europee che hanno impostato le nuove strategie urbanistiche dagli anni novanta in poi si raccolgono i primi frutti, per cui gli anelli naturali costruiti intorno ai contesti urbani, le energie rinnovabili, il riuso delle aree dismesse e abbandonate, la mobilità sostenibile e ciclabile, oggi fanno di tante città esempi d’innovazione urbana invidiabili. L’Aquila ha già perso sei anni. Dopo il sisma del 6 aprile 2009 la vita è andata avanti, gli insediamenti d’emergenza sono sorti come hanno potuto e ovunque, i mesi continuano a passare senza strategie e ciò che era provvisorio e a tempo diventa ogni giorno di più definitivo, in una città che continua a perdere i contatti con le periferie ed i propri borghi, che ricostruisce a macchia di leopardo e che non riesce ancora a fare la sintesi di quanto prodotto in sei anni di anarchia post sisma, per azzerare i giochi e riprogettare urbanisticamente la vita vera dei cittadini. E’ successo di tutto ed è difficilissimo farci i conti oggi.


Nella foto, il Villaggio temporaneo per i Vigili del Fuoco.