19 Ott 20

Convinti di evitare la seconda ondata

La Asl non comunica il contagio del capoluogo e l’informazione non è garantita alla cittadinanza che vuole sapere perché questa crescita esponenziale, perché siamo primi nella graduatoria dei contagi, quando qualche mese fa eravamo ultimi, come mai la start up Dante Labs s’è tirata indietro sui tamponi in attesa del drive in, e quanti tamponi riesce a fare. Quanti la Asl, quanti Teramo, non lo sappiamo. E ogni giorno che passa siamo sempre più vulnerabili perché siamo poco informati, abbiamo paura, e certamente non aiutano le quattro righe ufficiali sanitarie, che ci dicono solo niente panico.

Il rapporto positivi/tamponi è oggi del 7.3%, ma non abbiamo contezza dei positivi e della carica esponenziale aggregata perché il dato è inserito in ritardo, sono da monitorare quotidianamente ad oggi circa 2.500 abruzzesi in isolamento domiciliare, senza personale e senza risorse adeguate, mentre l’ospedale San Salvatore è al limite.

Una buona notizia la porta il sindaco Gianni Di Pangrazio, che da domani attiverà nell’interporto di Avezzano il drive-through Covid, test in macchina, deciso in un incontro con il direttore sanitario della Asl aquilana, Sabrina Cicogna, ed altri responsabili. Assicurati tempi rapidi e almeno mille tamponi a settimana da processare direttamente all’ospedale di Avezzano. Tanto di cappello.

Marco Marsilio

Noi, qua, rincorriamo i medici di famiglia, con Dante Labs pensavamo di anticipare l’avanguardia, ora siamo imprigionati in casa in attesa di un tampone non sapendo bene chi ci chiamerà, quando ci chiamerà e se rintracceranno i nostri contatti. Dovevamo prevenire, dobbiamo invece curare. Il governatore Marsilio ha dichiarato di non riuscire a trovare personale medico perché sono contratti precari, in Comuni disagiati e comunque si rischia fortemente il Covid quindi chi me lo fa fare se non è neanche a tempo indeterminato. Che gli dirà ora il ministro Speranza?

I positivi, in casa, in Italia, sono ad oggi 100mila, contavamo di fronteggiare questo monitoraggio con gli infermieri di famiglia e le Usca: ci stiamo riuscendo?

I nuovi infermieri sono solo poche centinaia rispetto ai 9mila e 600 previsti a maggio dal decreto Rilancio, le Regioni hanno declinato le caratteristiche di questa figura solo a settembre, e stavolta non è neanche questione di fondi, 790mln di euro, 330mln per il 2020, e 460mln per il 2021, ma sono solo qualche centinaio gli infermieri a lavoro tra Veneto, Emilia Romagna e Toscana. Il problema è il contratto atipico ma non si capisce perché se ne parli così in ritardo, dopo le vacanze, particolarmente virali quelle in Sardegna, e dopo che da quella filiera sbarcata a Civitavecchia, quindi Lazio, il contagio s’è propagato nelle famiglie, nelle case e tra gli amici, registrando oggi, nei flussi dei contagi dell’Istituto superiore di Sanità, oltre l’80% dei casi.

Le Usca, le Unità speciali per l’assistenza domiciliare, con 4 o 5 tra medici e infermieri, sarebbero state attivate solo per metà. In Abruzzo ci sono, una ogni 50mila abitanti, da insediare, secondo decreto, entro il mese di aprile scorso e anche qui ci troviamo a dover capire in piena bufera pandemica a che punto siamo, ancora a chiederci che pensiamo di fare, se le Usca parlano col medico di famiglia, ma perché il medico di famiglia non risponde, ma le scuole sono sicure, e i bus, i locali, i supermercati e via compagnia cantando perché non c’è un dato uno, chiaro, trasparente e certo, che ci faccia capire dove dobbiamo stare più attenti. Mascherina, igiene delle mani e distanza, lo sappiamo, ma è il dove, il dato sensibile, a sfuggire nei rispettivi territori. Con le migliaia di contagi non rintracciabili in alcun link epidemiologico, più che raddoppiati nell’ultimo report ministeriale.