29 Ago 16

Comunità disperse senza piazze e bar

Dalla mia esperienza aquilana, credo che un terremoto che cancelli centri storici, piazze, portici, bar dei cuori antichi dei nostri borghi e negozi, spazzi via una comunità. E non è che restando intorno alle macerie con casette provvisorie, che si riuscirà, nel sistema Italia, a tornare a vivere come prima, come se nulla fosse stato. Anche un paese come la Germania, ha avuto mille difficoltà ad Onna, la frazione simbolo i cui residenti vivono lì, in case in legno, ma non è ancora ricostruita. Per cui le notizie che sento in queste ore sono cose già viste e sentite, e mi dispiace solo per la gente che spera che non sarà come altrove. Intanto ci sarà un commissario, Vasco Errani, quando era stato detto basta, alle gestioni commissariali, e non credo che a deroghe e corruzioni possa far fronte l’Anac, quando in Italia non si riescono a bloccare neanche ditte ed imprese fallite che si riorganizzano sempre in nuove compagini, e in cerca di affari ma senza stabilità finanziaria, vanno indisturbate a procacciare lavori. E così quella gente dovrà subire gli stessi torti ed umiliazioni perché un sistema vero di ricostruzione corretta ancora non nasce. Come è al di là da venire una vera cultura della prevenzione e della sicurezza, perché non fa parte di un dna che preferisce al contrario l’emergenza. Perché è così che si spendono miliardi, si fanno appalti, si affidano lavori, si gestiscono fondi e casette provvisorie, e si progetta male o bene vai a sapere. Non è certo neanche all’Aquila, perché anche qui è passato il concetto del miglioramento sismico delle strutture la cui tenuta la stabilirà solo un altro terremoto. Che poi i mini chalet costeranno 1.400 euro al metro quadrato come scrive il Corriere, oppure 1.648 euro come il Progetto case cambia poco per un modello che vorrebbe essere diverso. Intanto il jazz si farà con un solo concerto a Collemaggio domenica prossima. Troppi veleni sull’organizzazione e silenzio assoluto verso un’amministrazione che ancora non comunica ufficialmente le ragioni per cui il centro storico non è sicuro per 100mila persone attese. Chi sa come andrà a finire nelle prossime edizioni, la sensazione è che non resterà quell’evento internazionale di cui abbiamo necessità vitale, perché nessuna ambizione o umiltà spinge a raccogliere l’eredità di Fresu.