24 Apr 14

Città creative, rete da cui siamo fuori

Sono sette, le aree culturali in cui le città creative di tutto il mondo entrano in contatto, scambiano esperienze, crescono, e cercano con la creatività il proprio sviluppo economico. E’ il network delle città creative promosso dall’Unesco per la musica, la letteratura, la folk art, il design, le media arts,  la gastronomia e il cinema. L’Aquila avrebbe potuto inserirsi in quest’ultimo asse, ma probabilmente neanche sanno, i vertici che la amministrano, di cosa stiamo parlando, nonostante l’Ocse consigliò proprio la creatività ed il talento come migliore opportunità di rinascita dopo la catastrofe. I vari operatori locali che nel mondo fanno arte e cultura, attraverso la rete creativa escono dai propri contesti si confrontano a livello globale e sono facilitati nel promuovere agevolmente l’industria della cultura, forse l’unica, se ben congegnata, a poter rappresentare il rilancio di un’economia tradizionale e di una produttività senza più futuro. Tra le città italiane della rete della creatività c’è Bologna per la musica e Fabriano per la folk art, il bel Paese è assente nella letteratura, nel design, nelle media arts, nella gastronomia e nel cinema. Anche L’Aquila, con tutta la decennale cultura cinematografica è assente, troviamo infatti Bradford per il Regno Unito e Sidney per l’Australia, ma tra le città creative della settima arte non c’è. All’indomani del sisma, la Perdonanza avrebbe potuto essere inserita nel Patrimonio Immateriale dell’Unesco, ma ci fu solo la corsa ad organizzare comitati con i relativi incarichi perdendo il treno del riconoscimento, con il ricco patrimonio architettonico, culturale ed artistico c’è stata poi la possibilità della candidatura a Capitale europea della Cultura 2019, non siamo arrivati neanche tra i finalisti, gli organizzatori ignorarono i consigli Ocse, per cui la Città avrebbe dovuto portare restauri importanti, strategie innovative all’avanguardia ed una città smart, nell’organizzare spazi e tempi di lavoro nel nuovo centro storico. L’unica cosa che portò L’Aquila, fu un pappone cartaceo costato decine di migliaia di euro, per lanciare la sfida della ricostruzione, come proposte concrete non c’era nulla, ed infatti è passato anche quel treno, che oltre a bei milioni di finanziamenti europei, che sarebbero arrivati per sostenere la Capitale per un anno, avrebbe significato flussi turistici, tour nei cantieri, nuove relazioni e nuova linfa per la rinascita. Tutte opportunità sfumate sotto i nostri occhi.