21 Gen 15

Centri d’aggregazione, la Curia dice no

Con le donazioni degli italiani, la Caritas ha costruito nei quartieri del Progetto case delle strutture aggregative per socializzare e passare il tempo. Sono state insediate a Cese di Preturo, nel nucleo industriale di Sassa, a Roio Poggio e in ultimo nei Map di Bazzano, su richiesta della Curia, che nel 2013 chiese al Comune di dotare l’aggregato abitativo di un luogo d’aggregazione socio culturale. E’ stato tutto inaugurato con tanto di taglio del nastro, ma solo il centro di Preturo funziona, grazie alla buona volontà del sacerdote che lì riesce ad aggregare la comunità, dispersa dopo il sisma del 6 aprile 2009. Restano chiuse quelle di Roio (nella foto) e di Sassa, per quest’ultima la Caritas ha versato da poco la somma per sanare una variante urbanistica ma è ancora chiusa nonostante l’inaugurazione ufficiale, e mentre si attende l’apertura del centro, esce fuori la notizia che la Curia, che dovrebbe gestire le strutture per conto della Caritas, non ne vuole più sapere. La gestione toccava alla Fondazione diocesana Don Natale Chelli, così come volle la Caritas nell’insediare le strutture e nel donarle al Comune dell’Aquila, dopodiché le tante proteste della gente per il ritardo nell’apertura devono aver contrariato la Curia, che non ne vuole più sapere di gestire questi centri di comunità e la Caritas ne ha preso atto. Toccherà ora a Cialente sottoscrivere la rinuncia, con un atto che impegnerà il Comune ad utilizzare le strutture per fini esclusivamente di culto, sociali, sportivi, ricreativi e associativi, potrà assegnarle anche ad altri, ma sempre a tali fini. Restano in capo all’amministrazione, le eventuali opere di urbanizzazione primaria di strade di accessibilità al lotto, spazi di sosta e parcheggi, pubblica illuminazione, spazi verdi e verde attrezzato nonché allacci ai servizi di rete. Dunque nonostante le inaugurazioni è ancora tutto da fare, senza contare le manutenzioni, mentre la Caritas torna sui propri passi solo nelle aree di proprietà comunale, chi sa se gli italiani sanno che fine stanno facendo le loro donazioni.