13 Giu 14

Alla Biennale la ricostruzione mancata

Ricomincia da zero, la Biennale d’Architettura di Venezia curata dall’architetto Rem Koolhaas. L’architettura come idea con cui ripartire, da ripensare senza clamori, senza la presenza dei grandi colleghi e delle loro proposte progettuali da mettere in mostra, senza rumore, solo per provare a rimettere insieme qualcosa per il futuro, raccontando la decadenza ed i fallimenti dell’Italia di oggi, tra i quali la mancata ricostruzione dell’Aquila, nel padiglione Monditalia, tra i tasselli più rappresentativi a comporre la brutta fine che sta facendo il Paese. Fundamentals è il titolo di questa 14ma edizione della Biennale, che intende indagare su un futuro possibile, ricominciando da capo, per mettere insieme il lavandino, con il bagno, ed il balcone, gli elements, i quindici elementi in tutto, in mostra ognuno nel proprio spazio con cui imparare a ricostruire, componendoli anche in maniera inconsueta per prospettive nuove, tutte da individuare. Con le macerie aquilane c’è Pompei, c’è anche la danza, la musica, il cinema ed il teatro a scoprire il futuro delle forme, e 65 paesi a rappresentare nei rispettivi padiglioni una visione dell’attuale. Il Leone d’oro alla Corea, perché sconfitta nel sogno della riunificazione, quello d’argento al Cile, per aver rappresentato la decadenza perfino del presente con cemento prefabbricato; d’impatto la Russia, a vendere metri cubi di storia in una falsa fiera dell’edilizia, ed altri paesi a mostrare con visionarie cattedrali nel deserto, un’urbanistica che ha solo distrutto luoghi ed identità. Manca la speranza e il sogno, in questa Biennale, secondo Odile Decq, architetta di punta francese e probabilmente Koolhaas, mirava proprio alla crudezza, all’unico sguardo possibile sulle rovine del Bel Paese, in un viaggio chiuso perché nessuna politica crede ancora nella cultura e nell’arte da salvaguardare, unici patrimoni capaci di creare economia oltre che bellezza e cura. Il fatto che L’Aquila sia presente per le rovine e per la ricostruzione che non c’è e che potrebbe ormai non esserci su tante architetture di pregio, rende quindi giustizia alla verità vera. Dove sogno e speranza, diventano parole difficili da credere.