07 Giu 17

Il Benessere equo e sostenibile da noi

Benessere equo e sostenibile, la nuova frontiera Istat che dal 2016 lo misura per gli italiani. Collegato all’Agenda 2030 Ue, concentrato in dodici dimensioni, per 130 indicatori, che sono Salute. Istruzione e formazione. Lavoro e conciliazione tempi di vita. Benessere economico. Relazioni sociali. Politica e istituzioni. Sicurezza. Benessere soggettivo. Paesaggio e patrimonio culturale. Ambiente. Ricerca e innovazione. Qualità dei servizi. Bene, penso. Leggo poi che il ministro dell’economia, Pier Carlo Padoan, ha detto che nel prossimo Documento di Economia e Finanza  entreranno a far parte per la prima volta gli indicatori del benessere equo e sostenibile, le tante belle cose di cui avrei voluto fossimo pionieri. In questi giorni di campagna elettorale insistiamo indistintamente sull’idea smart, c’è chi azzarda un già siamo smart, ma se smart è vivibilità e qualità della vita siamo il peggio del peggio e non una traccia a dimostrare il seme del contrario. Con la qualità dell’aria che non monitoriamo nel cantiere più grande d’Europa, con eserciti di pionieri a dirci come hanno raccolto dati, fatto statistiche, distribuito risorse per 4miliardi di euro, senza dimostrare come si è distribuita tanta ricchezza, malissimo, perché e come ridistribuire risorse. Ricerca, innovazione, relazioni sociali, siamo abbrutiti per criticità d’impostazione non per il post sisma. Cioè la ragione di tanta arretratezza in cui rischiamo di perderci non è affatto il terremoto, grande opportunità di diventare migliori, ma è la spocchia di aver pensato di potercela fare da soli, come in un qualsiasi altro grande Paese dove l’autodeterminazione diventa ragione di vita, ed è così, ma non qui. La battaglia contro i commissari avrebbe dovuto significare facciamo da soli perché è la nostra terra, ma con i migliori consulenti ad affiancarci, invece siamo rimasti al facciamo da soli e basta. Cambieremo amministrazione ma non l’impostazione culturale, quella stessa che continua a portarci con l’auto fino a Corso Vittorio Emanuele II, fieri di poterlo fare col pass da cantiere, hanno imparato a farlo anche le ditte esterne.