15 Apr 14

Dove mettere le mani e ripartire da zero

Una ricostruzione post sisma, vuol dire ricominciare da capo. Con la socialità, la cultura, le case, la ricostruzione pubblica, i beni culturali, nuovi spazi, nuovi luoghi ed un fortissima volontà di farcela tutti insieme, su tutti i fronti. L’Aquila continua a pensare solo alle case dei privati e sono sempre più frequenti gli avvisi di vendita, affissi sulle case rifatte, stiamo ricostruendo un patrimonio abitativo del quale la gran parte della gente non sa più cosa farne. Le scuole vere sono abbandonate, quelle provvisorie vanno in malora, mancano i progetti, nonostante siano disponibili dal 2011, oltre trenta milioni di euro solo per le scuole del Comune dell’Aquila. La Regione Abruzzo ancora non restaura una propria sede in centro storico, così la Provincia dell’Aquila, la Camera di Commercio o l’Università, le cui sedi nel cuore antico della città, sono abbandonate, mentre i recenti scempi a San Basilio, architettonicamente decontestualizzati, restano ai margini di una rinascita vera, come pure il Comune dell’Aquila, che ha pronti ben 11milioni per Palazzo Margherita, la sede storica della municipalità, da cinque anni ormai, ma il cantiere non riesce proprio ad aprire. A breve  rientrerà il Provveditorato alle Opere Pubbliche in via San Bernardino, ma in mezzo al deserto degli uffici  pubblici, difficilmente riuscirà a fare la differenza, dall’altra parte della città, nel complesso conventuale di San Domenico, resta la Corte dei Conti, lontana dal cuore civico. Siamo tutti sempre più distanti da un centro storico che cerca di rivivere con l’asse centrale ed i corsi principali, senza avvertire ancora, netta e forte, la volontà di tutti di tornare a vivere la città. Quelle poche attività commerciali che sono tornate, sono in realtà nuove, ci fanno notare, quelle che c’erano prima del sisma e che hanno riaperto sono in realtà solo tre, forse quattro, il resto cerca di sopravvivere in un centro distrutto, alla crisi e ad una città scomparsa, sono per lo più pub, locali e pizzerie, che aprono e chiudono nel giro di pochi mesi, manca un’aspettativa, non si riescono a fare progetti per più di qualche mese, perché non si sa cosa accadrà e quale cantiere aprirà, qualsiasi cosa parte è sconnessa dall’altra, difficile quindi anche fare debito, per l’ennesima volta, per riaprire in una dimensione in continuo mutamento. E senza alcuna prospettiva.