29 Gen 16

Unesco, Roma e Parma città creative

Roma e Parma ce l’hanno fatta e lo scorso dicembre l’Unesco le ha proclamate a Parigi rispettivamente città creativa del cinema e città creativa della gastronomia. La prestigiosa rete internazionale contava finora 69 città di 32 Paesi. Sono particolarmente soddisfatto ha dichiarato il ministro delle politiche agricole Martina, la visibilità dell’Unesco e delle sue città creative aiuterà non solo Parma ma tutto l’agroalimentare italiano tra il più imitato al mondo. L’Unesco ha riconosciuto che il cibo non è solo un prodotto commerciale ma il simbolo di una comunità, il risultato di un processo identitario che dimostra la nostra creatività, anche in questo campo. Sono sette le aree culturali di cui far parte, tra cui la letteratura, la musica, la folk art, il design e le media arts. L’Italia è riuscita a far entrare Bologna per la musica, Fabriano per l’artigianato, Torino per il design, ed ora Roma e Parma. Per la gastronomia erano otto le città in corsa, oltre Parma c’era Popayßn Colombia, Chengdu Cina, Östersund Svezia, Jeonju Sud Corea, Zahle Libano, Florianópolis Brasile, Shunde e Tsuruoka Giappone. Ci avevano rappresentato come una realtà in declino, ma così non è aveva commentato il sindaco Pizzarotti, non è peraltro facile entrare nella rete gastronomica, dal 2004 sono solo otto, le città che hanno avuto il riconoscimento Unesco. La proclamazione di Roma Città Creativa Unesco per il cinema è un grande successo per il Paese e tutto il cinema italiano, ha detto il ministro Franceschini, le decine di migliaia di persone che a Roma vivono, lavorano e sognano di cinema hanno oggi un motivo in più per essere orgogliose. La rete nasce nel 2004 per rendere la creatività culturale un elemento fondamentale di sviluppo e nel confronto globale, si riesce a promuovere agevolmente l’economia del futuro, l’Ocse aveva consigliato il capoluogo terremotato di puntare alla creatività e alla cultura, ma per come si muove la città e chi la amministra, e le scelte per cui si finanziano solo istituzioni storiche indebitate, a prescindere dal loro slancio creativo, si capisce come continuiamo a vivere drammaticamente fuori dal mondo.