08 Mag 15

Una città non abitata non serve

Il noto architetto Mario Cucinella, donò all’indomani del sisma un progetto al Teatro Stabile d’Abruzzo per un teatro a Piazza d’Armi da 500 posti, poi le solite chiacchiere e polemiche, quindi un concorso d’idee che dovrebbe portare Modostudio Cibinel Laurenti Martocchia architetti associati a progettare un Parco urbano in quell’area, non sappiamo se quel dono prestigioso avrà mai seguito, si parla oggi di 900 posti per uno spazio congressi e ne seguiremo gli sviluppi. Intanto Cucinella è tornato all’Aquila per il Salone della ricostruzione, che ha tagliato il nastro ieri, per dirci che L’Aquila ha perso un’occasione. Quella di riqualificare le periferie, più brutte di prima aggiungo io, che avrebbero potuto essere più belle, ed il bello, per Cucinella educa, quindi fare scuole belle, edifici funzionali e vivibili nel rispetto dell’ambiente e della sicurezza, conducono ad un benessere sociale futuro, che intanto si potrebbe impostare fin dall’edilizie scolastiche da ripensare. L’Aquila avrebbe potuto essere un pioniere in questo cambio culturale che dovrebbe interessare l’Italia, ma non c’è riuscita. Resistenze culturali, ignoranza, arroganza dell’assessorato competente che crede di poter rifare una città medievale con un urbanista e un paio di consulenti. L’architetto è andato oltre, non basta ristrutturare un centro storico, ha ragionato come chiunque dotato di buon senso ancor prima che di professionalità fa da sei anni ormai, una città non abitata non serve a niente, e in effetti non c’è una politica concreta messa in atto, che ci possa davvero far sperare in un ripopolamento certo del cuore cittadino. Tutti i piani strategici e regolatori delle grandi capitale europee sono stati impostati vent’anni fa e più, oggi raccolgono i primi frutti di un’urbanistica più bella, meno selvaggia e più attenta all’ambiente e a non consumare suoli. All’Aquila, città medievale dal glorioso passato diventa sempre più difficile affrontare un ragionamento pubblico che possa per lo meno porre le basi di una nuova cultura architettonica ed ambientale che ci proietti tra trent’anni, verso un futuro davvero migliore. Sentiamo solo chiacchiere politiche ormai, senza un impegno vero, ed è drammatico.