Dopo mesi di preparazione, stamattina a Pescasseroli, tre orsi bruni europei vittime di un passato di persecuzioni, maltrattamenti e deprivazioni, detenuti per anni a Joniskis, una piccola cittadina situata in Lituania, hanno trovato casa nel Centro Visite del Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise.
Hanno collaborato attivamente a questo progetto l’associazione italiana no profit Salviamo gli Orsi della Luna, il Ministero dell’Ambiente lituano e l’organizzazione lituana Gyvunu Teisiu Apsaugos Organizacija. Particolare merito, si legge in una nota del Parco, alla Fondazione italiana Capellino che, nell’ambito del progetto Humans & Wildlife per la tutela degli habitat e della fauna selvatica, ha dato la disponibilità a sostenere le spese di trasporto, al Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise che ha accolto i tre esemplari a Pescasseroli, nel proprio Centro Visite e alle autorità italiane che, con la commissione scientifica CITES, hanno sostenuto il progetto e autorizzato lo spostamento degli orsi.
I tre orsi hanno una storia particolarmente difficile, racconta ancora la nota. Sequestrati dal Ministero dell’Ambiente lituano, sono stati detenuti per anni in pessime condizioni. Il loro passato è segnato, come per molti altri esemplari dell’est Europa, da prolungato sfruttamento e detenzione in cattività. Nel novembre del 2019, il team veterinario dell’associazione Salviamo gli Orsi della Luna ha rinvenuto i tre esemplari in pessime condizioni. In seguito alla denuncia e al successivo sequestro, si è messa in moto la macchina internazionale che attraverso un’intensa attività di rete, è riuscita ad attivare tutte le procedure per la realizzazione del trasferimento ad oggi finalmente avvenuto, dopo le visite veterinarie, la vaccinazione e la microchippatura dei tre esemplari.
I tre orsi trascorreranno la loro nuova vita in un ampio recinto protetto, con un ricovero e due laghetti per fare il bagno, sotto il controllo e le cure del dott. Leonardo Gentile, responsabile del Servizio Veterinario del Parco, e del personale specializzato addetto alla gestione quotidiana dell’area.
I tre plantigradi, un maschio di circa 10-15 anni e due femmine, una molto anziana, quasi 30 anni, l’altra di oltre 10 anni di età, sono stati sequestrati a un circense in Lituania che li sfruttava facendoli esibire nei circhi e li deteneva in condizioni di deprivazione, obbligandoli a passare le loro giornate in una prigione del tutto inadeguata alla loro natura, ricoveri senza finestre, recinzioni fatiscenti, inferriate arrugginite, nessuna vasca con l’acqua e neppure semplici mangiatoie e abbeveratoi.
Negli Stati del Baltico e dei Balcani purtroppo è ancora ad oggi molto diffusa la detenzione degli orsi per l’addestramento agli spettacoli circensi itineranti e la loro esposizione al pubblico, in strutture inadeguate, quali zoo e parchi privati. Nel 2017 è finalmente entrata in vigore in Lituania una legge nazionale a loro tutela e le cose stanno a poco a poco cambiando.
Dopo anni passati in cattività e a stretto contatto con l’uomo, non potrebbero sopravvivere in alcun modo se non in un centro faunistico adeguato e dignitoso altrimenti l’unica via sarebbe stata la loro soppressione. Oltre ad una nuova casa, i tre esemplari hanno ricevuto anche un nome. La Fondazione Capellino ha scelto per il maschio, Brumo, per la femmina giovane Nita e per quella anziana (nella foto) Greta.
Dal 4 luglio sarà possibile vederli nel Centro Visite del Parco, che riaprirà dopo il lungo periodo di chiusura.