26 Giu 20

Architetto e urbanista, un uomo libero

Giovanni Cialone è stato architetto ambientalista ed urbanista. Urbanista. Quanti articoli con te, lo studio sugli edifici incongrui del centro storico dell’Aquila, messo nero su bianco con l’Itc-Cnr e mai preso in considerazione dall’assessorato alla ricostruzione della Giunta passata, hai avuto il coraggio di denunciarlo, di ribadirlo ogni volta che ti chiamavo, pronto ad aggiungere un elemento in più, poco ti importava delle polemiche che sarebbero piovute dopo, tutte, da quella parte di centro sinistra chiusa, per niente libera e intellettualmente disonesta.

Giovanni Cialone

Avevi immaginato la riqualificazione delle periferie, volevi cambiare i quartieri dormitorio, proponesti un viale alberato su via Amiternum, a Pettino, una delle zone peggio urbanizzate della città. Non ti hanno mai dato retta. L’Aquila è solo più nuova ma non è più bella, dicevi.

Ed ancora via Sallustio, mi raccontavi del primo Piano regolatore, il Piano Tian, redatto dall’ingegner Giulio Tian nel 1917, dell’importanza storica di quel tratto per il centro e mi chiamavi perché scrivessi anch’io del Cermone, degli scempi sui corridoi ambientali da salvaguardare, dell’insofferenza verso la prospettiva.

Il prossimo scempio, quando tornavamo sull’urbanistica, sarà quello sulle frazioni è già tardi per una pianificazione, e me lo spiegavi in tempi non sospetti, con una Giunta di centro sinistra che non hai mai avuto problemi a criticare e a contestare quando non ti andavano bene le cose.

Ed è questa tua libertà che rimpiango, la rimpiango profondamente perché persone come te non ce ne sono e mancano nel tuo ambito culturale e politico dove le battaglie urbanistiche e ambientaliste valgono solo se monocolore.

Quello studio sugli edifici incongrui del centro storico doveva sostenere la valutazione degli interventi progettuali post sisma, migliorare il nostro tessuto urbano, riqualificarlo, incongruo era stato classificato anche il palazzo rifatto su piazza Santa Maria Paganica a fianco di Palazzo Ardinghelli. Nel nostro studio era stato classificato come palazzo incongruo, mi spiegasti, perché non si confrontava con le strutture preesistenti ma ora è peggio di prima perché è totalmente indipendente dal contesto e non rispetta le volumetrie circostanti, al contrario delle strutture del ‘500 e del ‘600 del resto della piazza. E’ stato sostituito un edificio incongruo con un altro edificio incongruo e all’Aquila ovunque è così. Piazza Santa Maria Paganica ha volumi unici da cima a terra a facciata verticale e l’unico balcone è su Palazzo Ardinghelli, mi spiegavi ancora, invece il palazzo incongruo che pure è stato demolito e ricostruito, rientra per due volte dentro con balconi in vetro, avrebbero dovuto fare tutto in vetro, tipo vetro e acciaio rompendo completamente col contesto, sarebbe stata un’architettura davvero moderna, acciaio e vetro, un esperimento che forse non avrei condiviso, ma di certo avrei rispettato.

Sempre il com’era e dov’era, mi ribadivi rinfrancandomi l’anima, la periferia è uguale a prima se non peggiorata e non ci sono più gli spazi ed il tempo per cambiare, perché per un terzo la città è fatta, abbiamo perso la battaglia ed i soldi potevano essere spesi meglio.

Parole dritte al punto, dirette, senza valutare le conseguenze, come piace a me. Mi mancherai e mi mancherà il tuo sguardo libero sulla città. Davvero tanto. Abbraccio forte Giorgio, mio caro amico, Manuela e la tua famiglia, ciao Giovanni.