02 Set 16

Terremoto all’italiana, fa male ma è così

Non entrerò nella catena di Sant’Antonio della vignetta di Charlie Hebdo sul terremoto all’italiana. Qualcosa di molto forte per dire che su prevenzione e sicurezza di strada da fare c’è n’è ancora troppa, dalle nostre parti. Lo viviamo ancora oggi sulla nostra pelle, all’Aquila, dove non conta la sicurezza del centro storico, quanto il fatto che qualcuno dica che è sicuro. La gente vorrebbe certezze, ignoriamo norme, parliamo ancora del Fascicolo del Fabbricato, ma ne parliamo soltanto, perché la periferia è già stata ultimata. Verità vere non ce ne sono mai, è sempre vero tutto e il contrario di tutto. Per cui se qualche mese fa la notizia era che la ricostruzione pubblica non decollava, Cialente ribadiva, andate allora a vedere l’andamento di quella privata, perché è lì, che si nasconde il vero malaffare, fatto di accordi leciti tra privati e procacciatori di lavori e mazzette diffuse per gli affidamenti mai dimostrabili. Basti però dire oggi che sulla ricostruzione in Centro Italia non si sceglierà l’indennizzo, per portare il nostro Sindaco a dire, starete decenni fermi, ad aspettare gli appalti, altro che, la ricostruzione pubblica è al palo e ai Quattro Cantoni è cresciuto pure un albero. Parola di Cialente ieri in Aula. Il guaio è che credere a tutto e al contrario di tutto destabilizza, persi in questo minestrone di fazioni, che lui aizza a seconda del momento, dove c’è il pro Cialente e il contro Cialente dimenticando che dovrebbe essere il punto granitico di riferimento al quale guardare con fiducia, su prevenzione e sicurezza antisismica. Al contrario basti leggere la norma sulle costruzioni del 2008, per capire che sulle opere provvisionali bisogna fare verifiche antisismiche obbligatorie dopo due anni, se non sono state fatte con calcoli matematici precisi per farle durare di più. Da noi, sono state fatte per due anni. Si gioca con la sicurezza, l’emergenza, i commissari e gli affidamenti dei lavori, che oggi è bella ciccia, per il comparto edile così in crisi. Di prevenzione e sicurezza se ne parlerà dalla prossima catastrofe, inutile quindi indignarsi per la satira nera di Charlie, se poi su sicurezza e prevenzione, gireremo presto la testa dall’altra parte. Tempo qualche mese.