06 Feb 17

Scuole e uffici, dove e quando…

Dal dato delle scuole, per cui non siamo certi che siano sismicamente sicure, al fatto che manca un’idea di città a partire proprio dalle scuole, perché è intorno ad esse che le famiglie organizzano la propria vita e fanno rinascere una città, il passo è davvero breve. Non sappiamo ancora quali saranno riqualificate, dove, che fine farà la palestra della Mazzini, ex scuola media ed oggi sede del Consiglio comunale e come tali edifici dovranno far rinascere L’Aquila. Non lo sappiamo e non lo sanno, Comune e Provincia, ognuno competente per i propri plessi non hanno mai preso una decisione insieme è sempre un rincorrere l’emergenza e proprio oggi quattro presidi del classico, dello scientifico, dell’Itis e degli istituti tecnici chiedono alla Procura, al Questore e al Prefetto che vigilino sul mancato rispetto della legge che obbliga gli enti dal 2013 a verificare la staticità degli edifici pubblici e delle scuole. Chiedono poi maggiori certezze e sostegno in caso di emergenza, così da gestire 4mila studenti, per lo più minorenni e spesso pendolari e partecipazione alle decisioni, visto che con le autonomie sono responsabili delle loro aziende. La lettera è di oggi, chiedono che si faccia di più sulla ricostruzione scolastica nel capoluogo, solo il Comune dell’Aquila ha da spendere 48milioni di euro da qualche anno, ma non ha riqualificato una sola struttura. In queste settimane di panico da sisma, parecchie famiglie fanno la spola dalla costa, è una città in bilico, rischia ogni giorno lo spopolamento e non sappiamo ancora di una strategia per riaprire una scuola come pure una banca o gli uffici in centro oppure no. Sempre ad inseguire un’emergenza, sempre al gioco del rimpallo, non sappiamo se ci sono edifici pubblici sicuri perché sulle verifiche statiche nessun ente ha mosso un dito. Intanto giriamo, vaghiamo, crediamo di riappropriarci ogni giorno che passa di un pezzo di città, ma basta una scossetta a desertificare quel poco che vive perché non c’è una sola certezza che ci faccia credere di vivere, là dove siamo tornati a vivere, a studiare o lavorare che siamo al sicuro. E sono otto anni ormai, dal sei aprile 2009.