19 Apr 17

Scuole architettate per i bambini

Su un sito specializzato di architettura leggevo di scuole sostenibili nel mondo pensate per i bambini. Occuparsi di edifici scolastici è un rammendo sociale ancor prima che edilizio, per Renzo Piano, perché mentre decidiamo se visitare un museo oppure no per i banchi di scuola ci devono passare tutti. All’Aquila ad otto anni dal sisma non abbiamo ancora un progetto pronto da appaltare per ricostruire una scuola. Figurarsi la sostenibilità, la diversità o uno slancio di carattere che possa evitare l’anonimo stile della ricostruzione, un passaggio che mi ha colpito in riferimento alla nuova scuola elementare di Xiaoquan nella provincia terremotata di Sichuan, progettata da Hua Li. Un’architettura pubblica non certo dallo stile post sismico, descrivono così l’ideazione, nel cui interno Hua Li ricostruisce il vissuto di un quartiere all’interno della scuola con forme, materiali, tecniche costruttive dal passato impiegando tecniche costruttive locali e materiali ricavati nella zona, come il bambù, il legno o i mattoni, in parte recuperati dagli edifici demoliti e impiegati per lastricare i percorsi tra i blocchi scolastici e in parte prodotti in piccole fornaci della zona. La varietà cromatica dei mattoni provenienti da più siti produttivi ha decorato il cemento con cui sono state realizzate tutte le nuove strutture, evitando che si imponesse un anonimo stile della ricostruzione. Ecco è a leggere queste cose come il reimpiego di materiali da edifici demoliti,  usando piccole fornaci della zona ed evitando il grigiore dello stile post sismico che continuo a cercare le ragioni per cui nel cratere del 2009, questa visione umanizzata della ricostruzione sia venuta a mancare. Nessun recupero e riutilizzo dei materiali demoliti, nessuna potenzialità artistica e ricostruttiva e nessuna attenzione per gli edifici scolastici futuri, se non per le donazioni ricevute dall’Italia e dal mondo che hanno affilato avanguardia e innovazione a macchia di leopardo senza alcuna volontà di equità nell’offerta formativa. D’altra parte la politica non ha voluto impegnarsi e la comunità non ha grosse aspettative oltre il cemento senz’anima e genericamente post sismico.