24 Giu 16

Sarebbe il momento delle diplomazie

Dunque il premier David William Donald Cameron, classe 1966, andrà a casa. Il suo disegno di contrattare benefit europei per il suo Paese e le sue banche, per orientare le leggi dell’Unione, per scegliere a chi concedere welfare negli anni, in cambio di un controllo sull’elettorato perché al referendum di ieri votasse per il remain, restiamo in Ue, s’è sbriciolato, ha perso il controllo e con il voto per l’uscita sul Brexit, ha perso poltrona e benefit. Hanno votato per lasciare l’Europa del salvaeuro e dei migranti le periferie, e stuoli di generazioni di migranti naturalizzati che pure hanno usufruito di sostegni comunitari all’integrazione, ma oggi rivogliono le frontiere. Londra, la City, le banche e la finanza volevano restare, invece se ne andranno, con una sterlina a picco sul dollaro ai minimi storici da trent’anni e con un Paese spaccato in tre, con il Galles che voleva restare, l’Irlanda del nord pure, altri britannici anche. Ricominciate da capo voi ora, rinegoziate i mercati economici con una trentina di Paesi e fate in modo di non tornare ad essere solo un’isola. Intanto si scatenano gli speculatori, i vertici Ue, con Renzi che preoccupa in particolar modo, dovranno applicare per la prima volta quell’articolo 50 del Trattato di Lisbona, a cui non s’era mai appellato nessuno finora per l’uscita dall’Ue, con il solito salto nel buio perché oltre il controllo della finanza, quest’Europa non è ancora andata, non ci sono regole di convivenza sociale, politiche migratorie, non c’è comunità, non ci sarà mai, non c’è mai stata un Costituzione perché bocciata, si continua a parlare la lingua degli interessi e delle banche. Già si parla di un Nexit, il referendum che proporranno i Paesi Bassi, chi sa la Francia e tutte le spinte indipendentiste in Europa che ora riprenderanno spirito. E’ panico, già dicono che l’Italia pagherà per il debito, la scarsa credibilità economica e finanziaria, l’apnea in cui resiste da decenni senza tagliare privilegi, e senza riforme sociali e occupazionali, non vorremmo che a pagare fosse la gente italiana e i lavoratori Ue di tutti i paesi costretti solo ai sacrifici. Sarebbe il momento delle grandi diplomazie che in realtà non esistono più. Se dovessero però vincere i grandi interessi nei quattro anni di tempo che passeranno per la Brexit concreta e per salvare i loro mercati, meglio che si sbricioli tutto e subito, non reggeremmo comunque.