15 Mag 14

Piazza d’Armi, l’atletica che costa troppo

L’inaugurazione della pista d’atletica a piazza d’Armi ad otto corsie con gomma a due strati, una tribuna per 700 spettatori ed un impianto energetico innovativo, per riscaldamento ed acqua calda con pannelli solari, danno una nuova speranza alla città che non ha più spazi e che non sa più dove fare sport a cinque anni dal sisma. Ed ancora non dimentica le migliaia di sfollati nella tendopoli ed il degrado e l’abbandono che seguì lo smantellamento del campo, con l’impossibilità di frequentarlo perfino per una camminata. Oltre il milione di euro il costo dei lavori, con il contributo della Protezione civile, che ha indennizzato la comunità per il ripristino dell’area dopo la tendopoli e del Coni, con il presidente Gianni Malagò ad inaugurare la pista e a mantenere la promessa per cui avrebbe fatto di certo qualcosa, per questa terra martoriata. Il problema sarà però la gestione e soprattutto i costi, 60mila euro solo per iniziare, una tombola, ed una responsabilità economica e finanziaria, che non possono assumersi le società sportive locali ridotte quasi al collasso. Il mancato accordo che avrebbe dovuto affidare loro intanto la gestione, in attesa di un bando e di qualcuno che si assuma l’onere dei costi, non ha dato una bella immagine della città, che ancora una volta soffre, della mancanza di politiche capaci di sostenere un impianto così importante. Fino a settembre la gestione sarà della Fidal, la Federazione italiana di atletica leggera. E’ evidente che lo sport non ha gli stessi trattamenti di altri settori fragili e poveri, come il sociale o la cultura per cui il pubblico, e anche il Comune, s’inventano e s’impegnano per trovare sostegni e coperture. Per lo sport, culturalmente, non siamo ancora pronti. Una pista così tecnologica avrebbe dovuto garantire una politica di gestione diversa e risorse cospicue, altrimenti, oltre i campionati studenteschi, che si terranno a fine maggio e va benissimo, non andremo. E a guardare il Meeting internazionale d’atletica, a Rieti, dal 1971, si capisce quante risorse, quanto impegno, quanti investimenti e quanta politica lungimirante, abbia consentito alla piccola città sabina alti livelli agonistici per competizioni di rango. Chi sa se gli amministratori aquilani saranno all’altezza.