14 Nov 14

Cemento e palazzine, non è recupero

Non so quanto possa essere d’interesse pubblico e generale, la demolizione e ricostruzione di quattro palazzine a ridosso delle mura antiche della città dell’Aquila, ma è questo il concetto che l’amministrazione lascia sorbire alla comunità. Quattro palazzine tra Via XX Settembre, Via Castiglione e Via Fonte Preturo, una piazzetta all’interno da vivere con panchine e negozi al piano terra, in quello che dovrebbe essere il primo fiore all’occhiello della ricostruzione in Abruzzo, per una spesa di 20milioni di euro circa, di cui diciotto, a carico dello Stato. Sono palazzine di privati, una palazzina di case popolari e la vecchia sede dell’Anas, uffici oggi in vendita dopo una demolizione misteriosa, perché poco danneggiata, con una nuova sede nella zona industriale di Pile già  da qualche anno. Senza avere la più pallida idea di quello che accadrà su via XX Settembre, quali uffici ci torneranno, quale destinazione futura avrà, chi ha comprato l’Anas, cosa accadrà intorno all’area del Tribunale, se ci torneranno le scuole. L’amministrazione civica ha solo deciso, con i privati che vivono lì, di aumentargli la rendita immobiliare e senza alcun vincolo, potranno poi cedere le loro abitazioni e comprare altrove. Ed è questa una scelta politica sulla ricostruzione, che riqualificherà, secondo loro, circa 9mila mq. di suolo edificabile con una speculazione che coinvolgerà portatori d’interesse, che ovviamente vorranno farci il loro business. La comunità avrebbe voluto vedere progetti nel cuore antico della città che resta invece abbandonato, non c’è un solo passaggio, nel Piano di ricostruzione approvato due anni fa dal Consiglio comunale, che guardi al centro storico. Tutta periferia, scampoli di periferia, senza farli dialogare con quello che c’è intorno, senza fare un disegno della città futura, senza nulla. Col progetto in questione, avevano previsto progetti di recupero anche per Santa Croce, Piazza Lauretana, Porta Leone, Campo di Fossa ed altri, continuando a dare la parola solo ai proprietari di quelle zone, favorendo speculazioni e nuove costruzioni a macchia di leopardo mentre la città non ha ancora capito cosa sta accadendo.