Oltre 11 punti percentuali sopra la media nazionale, quarta regione nel paese, per incidenza di case disabitate. Sono dati preoccupanti, rileva Openpolis, che impongono politiche urgenti specialmente nelle aree interne. Come abbiamo avuto modo di ricostruire nella nostra inchiesta ‘Ritorno in Abruzzo’, si tratta di un fenomeno con cause molteplici, che potrebbe portare la popolazione abruzzese dai quasi 1,3 milioni di abitanti attuali a meno di un milione entro il 2070. L’impatto territoriale, colpirà soprattutto le aree interne.
Nel 2021, su un totale di circa 35,3 milioni di abitazioni italiane, poco meno di 9,6 milioni non risultavano occupate in modo permanente da almeno una persona. Corrispondono in termini percentuali al 27,2%. Una quota che in Abruzzo aumenta di oltre 11 punti percentuali rispetto alla media nazionale, assestandosi al 38,7% su un totale di 894.745 case censite. Si tratta della quarta regione in Italia con l’incidenza maggiore, dietro a Valle d’Aosta (56%), Molise (44,6%) e Calabria (42,2%).
In termini assoluti, rileva ancora l’approfondimento, il capoluogo che presenta più abitazioni è Pescara (65mila 776) a cui seguono L’Aquila (55mila 594), Teramo (28mila 299) e Chieti (28mila 138).
Concentrandoci su quelle non occupate da dimoranti abituali, L’Aquila è il comune in cui ce ne sono di più: 24mila 055, pari al 43,3% di quelle presenti. Seguono Chieti (6mila 482, il 23%), Pescara (12mila 623, il 19,2%), e Teramo (5mila 186, il 18,3%).
L’incidenza di abitazioni non occupate riportata dal capoluogo è anche la più alta a livello nazionale, con una percentuale maggiore di 16 punti rispetto a quella italiana (27,2%). Rispetto a questi dati, va ovviamente considerato in parte anche il processo di ricostruzione seguito al terremoto che colpì il capoluogo abruzzese nel 2009. Le case non abitate sono più presenti nelle aree interne della regione, dove il fenomeno incide di più anche a causa della distanza dai servizi essenziali e della minore attrattività economica rispetto ai comuni polo.
Nei comuni polo della regione il 26,6% delle abitazioni non risulta permanentemente occupato. Una percentuale che aumenta man mano che ci si allontana da questi centri. Nei comuni cintura, i cosiddetti “hinterland” dei centri più grandi, la quota raggiunge il 36,2%, nei comuni intermedi il 43%. È però nelle aree periferiche e in quelle ultraperiferiche, quelle in assoluto più distanti rispetto ai poli, che il valore è più alto, rispettivamente al 46,4% e al 68,5%.
Si possono vedere delle differenze anche sul piano della zona altimetrica. La montagna interna è infatti l’area che risente di più della mancata occupazione abituale delle abitazioni: il 53,8% delle case di questo territorio non è permanentemente abitato, contro il 32,5% della collina interna e il 28,8% della collina litoranea.
I primi dieci comuni per incidenza di abitazioni non occupate da dimoranti abituali sono tutti montani. Di questi, 9 si trovano nella provincia dell’Aquila e 4 nelle aree periferiche o ultraperiferiche. Quello che registra la quota più alta è Cappadocia (90,2%, corrispondente a 3.541 abitazioni in termini assoluti) a cui seguono Villa Santa Lucia degli Abruzzi (89,8%) e Rivisondoli (88,5%). Le percentuali minori si registrano invece a Spoltore (Pescara, 16,1%), San Giovanni Teatino (Chieti, 15,3%) e Cappelle sul Tavo (Pescara, 15%).