22 Lug 15

Ministri per salvare i beni culturali

Le conseguenze delle calamità naturali sul patrimonio culturale devono essere affrontate in un’ottica globale. È un dovere della comunità internazionale proteggere, ricostruire, restaurare e restituire all’umanità le antiche testimonianze di cultura e i simboli delle identità nazionali colpiti dalle catastrofi. L’Italia ha una solida tradizione a riguardo, come testimonia anche la recente missione di restauratori in Nepal, e intende condividere la propria esperienza. Questo è un anticipo ufficiale che il ministro dei beni e delle attività culturali e del turismo, Dario Franceschini, porterà alla conferenza internazionale tra i ministri dei beni culturali dal titolo, Cultura strumento di dialogo tra i popoli, fissata per il 31 luglio e il 1° agosto prossimi a Expo, a cui parteciperà il presidente del Consiglio Matteo Renzi. Sono stati invitati i ministri dei paesi presenti in Expo e rappresentanti di Unesco, Unwto, Consiglio d’Europa e Iccrom, due, i grandi temi di confronto: la difesa del patrimonio culturale nelle aree a rischio ed il recupero dalle catastrofi naturali. La politica nazionale ignora il patrimonio d’Abruzzo dalla notte del 6 aprile 2009, mentre sono ormai perduti i tempi in cui il Mibac promuoveva l’adozione d’un monumento. In compenso stanno portando avanti un disegno di legge per il recupero dei beni ecclesiastici, ad esclusiva competenza dello Stato e non della Curia, a sei anni dalla catastrofe, depositato non più di un mese fa e potrebbe diventare legge tra un paio d’anni, quando sarà ormai passato un decennio e la cattedrale di San Massimo all’Aquila, scoperchiata da quella terribile notte, sarà ormai un cumulo di polvere, per non parlare del resto del patrimonio ormai abbandonato a se stesso. Un’indifferenza romana a cui non fa da contrappeso l’impegno locale, per cui non c’è un assessorato ad occuparsi dei beni culturali del capoluogo dalle 99 chiese, per non parlare dei beni delle 49 frazioni o dei 57 borghi del cratere sismico. Peraltro alle sollecitazioni Ue, per chiedere più fondi per i beni distrutti dal sisma nel prossimo settennio di programmazione, non ha risposto anima viva.

Nella foto, l’interno della Chiesa di Santa Maria Paganica all’Aquila.