25 Nov 16

Maschile plurale, racconti di Viganò

La presidente della Camera Laura Boldrini, nella giornata mondiale contro la violenza sulle donne, ha diffuso i nomi di chi la minaccia sui social con insulti sessisti. Nomi e cognomi. Vorrebbe essere d’esempio alle tante donne che tacciono piuttosto che denunciare, il problema è culturale, la donna italiana denuncia meno di quella danese, le violenze nascono in casa, troppo spesso tra le mura di casa, perché l’uomo non accetta una separazione. Ma emergono anche community di uomini come Noi.No.org in cui leggo vogliamo creare una maggior consapevolezza, metterci in discussione, coinvolgere altri uomini. C’è poi maschile plurale.it e alcuni quaderni tra cui Non sono un uomo violento. Eppure la violenza sulle donne mi riguarda, in cui Giancarlo Viganò  racconta tre storie simbolo. Un padre che scopre le foto della figlia postate su un social, non proprio per ritratto, dalla preside che lo informa che sua figlia è stata vittima di sexting, e quei ragazzi sono stati denunciati. La seconda narra di un figlio quattordicenne, ai cui genitori giunge una notifica dal Tribunale dei minori per aver fatto parte di un branco che ha violentato una quindicenne. E la terza che racconta di una coppia senza figli che sente i dirimpettai, una coppia di stimati professionisti, litigare spesso con epiteti indecorosi. Lei soffre di labirintite, ha sempre qualche livido. Una sera mia moglie voleva intervenire, ma io gli ho sempre ricordato tra moglie e marito non mettere il dito. Ieri notte un’ambulanza ha portato via il cadavere, il marito l’ha ammazzata con venti coltellate. A margine delle tre storie Giancarlo Viganò conclude così, ma dove cazzo ero? Dove sono stato in tutto questo tempo? Ad insegnare quello che si fa e quello che non si fa, attenti a tutte le buone fottutissime maniere, a non chiedere, a non intervenire, pensando che il tempo aggiusti tutto. Dovevo capire, forse se fossi intervenuto non sarebbe successo quello che è successo. Dentro ho qualcosa che mi corrode, un acido caustico che ha messo a nudo la mia sterilità di uomo. Ho capito che la violenza sulle donne riguarda anche me. E riguarda tutti noi a cominciare  dai nostri linguaggi, modi di fare, tollerare e lasciar correre.