24 Ago 16

Magnitudo 6.0, aquilani raggelati

Con una magnitudo inaspettata, 6.0, stanotte un devastante sisma ha distrutto territori piceni, reatini ed umbri. Epicentro Accumoli, nel Lazio, tra Amatrice e Norcia. Gli aquilani hanno avuto un risveglio agghiacciante, alle 3.36, la scossa ha ricordato a tutti il mostro del 6 aprile 2009, quando alle 3.32 morte e devastazione cambiarono la storia della città. Chi può capire più di noi. Sono ore d’angoscia in cui serve tutto, tra macerie, disperazione e la perdita della propria città. Amatrice non c’è più, continua a ripetere disperato il Sindaco Sergio Pirozzi, è la primissima fase dell’emergenza, seguirà la razionalizzazione e poi la ricostruzione, mi chiedo in quanti ridessero stanotte, pregustando gli affari edilizi nel reatino, quella notte non avremmo mai immaginato potesse consumarsi uno sciacallaggio così immediato, oggi non mi meraviglierei. Sospese le manifestazioni legate alla 722esima Perdonanza Celestiniana; sui social, i cittadini hanno chiesto al sindaco di devolvere i fondi alle comunità colpite. Notizie da verificare raccontano di lesioni in case appena ricostruite, subito i sopralluoghi in centro storico, con le migliaia di cantieri aperti, per garantire la sicurezza anche delle strutture e dei puntellamenti. La scossa è stata talmente forte che in parecchie abitazioni sono caduti oggetti, un market di saponi e detersivi ha tardato ad aprire stamattina, per consentire di sistemare la merce precipitata dagli scaffali, si punta a blindare le zone rosse del centro storico per evitare il seppur minimo intrufolarsi tra le transenne, che pure vietano gli accessi. Da sette anni i puntellamenti non hanno una manutenzione straordinaria, mentre il dissesto strutturale evolve progressivamente, come ammonì il prefetto Alecci qualche tempo fa, ricordando a Cialente, più d’un anno fa, col raduno degli Alpini le sue specifiche responsabilità nella tutela della pubblica incolumità. Le zone rosse furono transennate meglio, ma di sicurezza si torna a parlare solo con le lacrime e l’emergenza infinita tipicamente italiana.