02 Ott 15

Nicola Trifuoggi capì, ma non si dimise

La politica aquilana non ha nulla da dire sulle inchieste in corso. Nonostante rischino di travolgere il segretario comunale Carlo Pirozzolo, garante e notaio degli atti dell’ente, per aver truccato il concorso di una dirigente di fiducia di Massimo Cialente, Patrizia Del Principe, indagata anche lei per corruzione, che riesce a disprezzare perfino il concorso che gli tocca, io non voglio pigliare neanche un libro, si legge nelle intercettazioni. E poi Nicola Trifuoggi, il vice sindaco ex magistrato, che entrò in Giunta nel gennaio 2014, alla prima bufera giudiziaria che non li travolse, che portò alle dimissioni poi ritirate del Sindaco e che a quasi due anni da allora, mostra una macchina sempre più impaludata. La Del Principe non lo vinse quel concorso, perché Trifuoggi capì, dalle denunce sul periodico L’Editoriale, come riporta l’ordinanza interdittiva a carico della Del Principe, che quel bando truccato avrebbe potuto ritorcersi contro quella politica di cui lui stesso faceva e fa parte. Bloccò la turbativa ma non si dimise. E proprio in questi giorni, quando la legittimità dell’attività dell’ente è minata dalla presunta corruzione addebitata a Pirozzolo, si trova ad arginare una nuova forzatura della norma, quella per cui la Giunta Cialente, vorrebbe rinnovare il tempo determinato a 60 precari, nonostante il parere contrario della dirigente al personale, Ilda Coluzzi e del collega del settore economico e finanziario Fabrizio Giannangeli. Vogliono andare avanti ugualmente, rischiando la vertenza di 60 lavoratori che potrebbero chiedere, appellandosi al Jobs act, almeno dieci mensilità di risarcimento a testa, per non aver avuto il tempo indeterminato: chi pagherà? In questi sei anni dal sisma, la politica comunale s’è abituata a fare e a disfare indisturbata e spesso ai limiti della legittimità. Raramente per l’interesse di una città da ricostruire. Anche stavolta per 60 contratti ottenuti i quali, tutti gli attori torneranno ai loro affari. Trifuoggi resta in sella, ha dribblato nonostante l’avesse favorita, la transazione sulla metro con Iannini a 6milioni di euro per l’indagine della Procura, mentre Cialente aspetta in silenzio che gli arrivi l’atteso avviso di garanzia ed il resto degli amministratori non ha nulla da dire, su una città massacrata nelle proprie fondamenta civiche.