18 Lug 14

I movimenti che seguono alle catastrofi

Mi ha sempre affascinato l’idea che ad ogni catastrofe, ha sempre fatto seguito una nuova corrente letteraria e artistica, nuovi filoni creativi con cui esprimere la nuova realtà da vivere, non essendoci più quella passata, spazzata via dal disastro. Nel secondo dopoguerra s’impose il neorealismo, come impegno nel reale e come impossibilità di ignorare il contesto sociale, politico, economico e culturale in cui si tornava a vivere. Nuove culture che facevano i conti con la politica, che la raccontavano segnando la storia in estrema indipendenza e libertà, in una nuova espressione che doveva fare proprio l’impegno, per cui gli intellettuali lasciavano i salotti per fare i conti con la realtà, traducendo le loro teorie, coltivate fino ad allora nelle conversazioni, in contributo realistico a migliorare il quotidiano. Un vivido rinnovamento culturale che portò nel cinema italiano i film di Rossellini, Sciuscià, del 1946, di Vittorio De Sica e Ladri di Biciclette, Luchino Visconti e Comencini, con Proibito rubare, girato a Napoli con gli scugnizzi, così come s’impose l’architettura e l’arte neorealista, con le influenze del razionalismo europeo e l’espressione pittorica di Renato Guttuso, massimo esponente delle nuove correnti. All’indomani del sisma del 2009, pensavo che anche L’Aquila, teatro della catastrofe naturale più disastrosa degli ultimi secoli potesse essere il luogo di nuove culture, di nuove correnti, di nuove arti e di nuovi modi di pensare ed interpretare il reale. Troppo presto per capire, ce lo dirà la storia, le ragione per cui ciò non è accaduto o se stesse accadendo, ma noi non ce ne accorgiamo, sarà comunque la storia con la distanza necessaria, a comprenderlo, per tirare le somme sui risultati. Tra i giovani interessati a fare teatro, musica, arte, sculture, pittura e cinema, non è ancora esploso un comune sentire spontaneo, capace di aggregare nuovi movimenti a livello europeo ed internazionale. Tra queste persone, neanche poi così giovani, interessate al ragionamento delle nuove correnti che seguono storicamente alle grandi catastrofi, è disarmante la reazione che suona così: quindi, secondo te che devo fare? Messa in questi termini, evidentemente niente.