27 Ott 18

Fondi cultura, una piega da raddrizzare

La brutta piega presa dalla modalità dell’assegnazione delle risorse alla ripresa culturale post sisma, cioè la quota parte del 4% gestita direttamente dal Comune dell’Aquila, è sempre più storta. 13milioni e 200mila euro per il quinquennio 2016/2020.

Iniziammo malissimo nel 2016, quando senza bandi pubblici, la Giunta Cialente assegnò risorse a varie associazioni per diverse attività, rimandando ad altra data, le progettualità delle grandi istituzioni culturali, quelle già finanziate dallo Stato con il Fus, Fondo unico per lo spettacolo.

Un andazzo che poco anzi per nulla, rispettò lo spirito di quel 4% che avrebbe dovuto creare occupazione, non garantire la sopravvivenza, generare eventi che avrebbero dovuto trainare la ripresa di un territorio, e non della durata di una serata bruciati con un’estate, e poi la rete, tra associazioni ed istituzioni in grado di svalicare Navelli, che non è mai nata.

Il sindaco Biondi, alla fine dello scorso anno, mise nero su bianco, che con la  programmazione 2018/2020 la musica sarebbe cambiata ed anche questi enti, avrebbero dovuto presentare ulteriori progettualità oltre l’attività ordinaria, mostrare alla città una prospettiva pluriennale oltre il 2020, garantire un percorso per individuare un’autonomia finanziaria con crescente aumento del cofinanziamento e decrescenza del finanziamento pubblico; ripartendo il finanziamento, in una quota fissa ed in una variabile.

Tuttavia  recenti accadimenti stanno dimostrando l’esatto contrario.

Con la lentezza burocratica da bradipo che affligge la pubblica amministrazione, le grandi Istituzioni prendono i fondi del 4% per il 2016 con delle particolarità.
Per quell’annualità le risorse sarebbero state così ripartite:
Istituzione Sinfonica Abruzzese 573mila euro
Teatro Stabile d’Abruzzo 554mila 953 euro
Società Aquilana dei Concerti B. Barattelli 196mila 200 euro
Solisti Aquilani 143mila euro
Teatro Zeta 76mila 300 euro 
E-Motion 39mila 947 euro.
Totale un milione 583mila 400 euro, cioè il milione e 600mila euro del 2016. 

Tutti hanno rendicontato e sono stati liquidati lo scorso luglio tranne la Sinfonica e la Barattelli che avendo avuto difficoltà finanziarie, utilizzeranno ora, le risorse di due anni fa, fino al 2019 e per attività già svolte. Soluzione partorita anche con il supporto della Struttura tecnica di Missione, che per l’assistenza, becca somme milionarie a sei cifre prelevate dal nostro 4%, per cui si supera il vincolo temporale e si va avanti a gonfie vele con progetti depositati lo scorso agosto, la Sinfonica integra poi ad ottobre, e la Barattelli a seguire. Circa 600mila euro alla Sinfonica per attività da luglio 2018 a febbraio 2019, e 200mila euro alla Barattelli.

Cose buone, brutte, belle, di qualità o meno, non lo so, sono però eventi da inquadrare in un programma di sviluppo volto ad assicurare effetti positivi di lungo periodo, come scrive la Sinfonica nella sua progettualità e come Biondi, ha chiesto di poter capire qualche giorno fa, per il Festival della Partecipazione, inserito negli anni passati nello stesso 4%, che deve in tutti i casi garantire una ripresa di lungo periodo.

Ci stiamo riuscendo?

La Struttura di Missione della Presidenza del Consiglio dei Ministri ha avviato qualche mese fa il progetto Restart Abruzzo, con cui intende valutare e controllare l’utilizzo dei fondi per la ripresa: 300milioni di euro, di cui 200 per iniziative ed investimenti già in corso. Lo farà con il supporto del Formez, società in house della Presidenza del Consiglio, commissariata dal 2014, attingendo dallo stesso tesoretto del 4%, 4milioni e 400mila euro destinati all’assistenza tecnica. Con Restart Abruzzo, Palazzo Chigi intende migliorare la qualità di gestione del progetto aumentando la probabilità di conseguire i risultati attesi e gli impatti positivi sul territorio. Speriamo nell’obiettività, visto che assistono tecnicamente, a pagamento, gli stessi enti che dovrebbero controllare. Ma è un altro ragionamento da fare.

Resta da capire come restituire le risorse allo sviluppo del Gran Sasso, in queste partite di giro, se così si può dire, visto che la passata Giunta stornò momentaneamente, ad inizio 2016, la stessa somma, cioè un milione e 600mila euro, giusto per far partire le attività delle grandi istituzioni.