30 Ott 15

Expo, si rischia il deserto urbanistico

Expo chiude i battenti domani, ancora non si sa che fine faranno i padiglioni. Cominceranno a smontare dal primo novembre e dovranno sgombrare entro giugno prossimo. Resterà il deserto? Non è ancora stato fatto un ragionamento urbanistico, Palazzo Italia resterà, come la preesistente Cascina Triulza riqualificata per l’evento, che servirà per le attività del terzo settore, resta l’Albero della Vita, il Padiglione Zero e l’Open Air Theatre. Non si è ragionato sul futuro, l’università sarebbe interessata ma niente di certo, Matteo Renzi a novembre, direttamente da Expo, narrerà del grande successo italiano dell’esposizione più cool dell’anno, ma nulla di sicuro sul come saranno rigenerate le magnifiche architetture dei padiglioni, per le quali sono stati banditi concorsi d’idee e realizzate delle vere e proprie opere d’arte. Alcuni progetti sono stati ideati per essere smontati e trasferiti in altri luoghi, comunque tutti pensati con materiali recuperabili, qualcosa resterà a Milano, altro andrà al riciclo. Si sbaracca questa è la verità, e del futuro urbanistico di quell’area estesa per oltre un milione di metri quadri, 140 Paesi presenti dal primo maggio al 31 ottobre, per il più grande evento mai realizzato sull’alimentazione e la nutrizione, devono ancora cominciare a discuterne. Sicuro è stato un successo italiano e dal tema Nutrire il Pianeta. Energia per la Vita, si passa il testimone a Dubai, che dal 20 ottobre 2020 al 10 aprile 2021, terrà il prossimo Expo, Collegare le menti. Creare il Futuro, si andrà così dal futuro dell’alimentazione a quello della sostenibilità, opportunità e mobilità. Sarà ancora più facile, ubriacarsi di tanta cultura messa insieme, visioni sceniche e digitali che hanno offerto il meglio di 140 Paesi, per cui si esce da Expo ubriachi di vitalità, sperimentazioni, sviluppo, in particolar modo dell’Angola e futuro. Col cibo. Smaltita la sbornia però, si torna alla realtà per cui si rischia il deserto, già parlano di elevati costi di gestione e d’insostenibilità, ma le pianificazioni urbanistiche ed il futuro di un’area immensa non possono essere improvvisati. L’Aquila, nel male, insegna.