I prodotti tipici abruzzesi accreditati tra le Denominazioni d’origine protette, le Indicazioni geografiche protette e le Specialità tradizionali garantite si contano sulle dita di una mano. In altre parole le Dop, le Igp e le Stg di cui la politica si riempie la bocca, in Abruzzo non sono ancora di casa perché a sentire in giro costano troppo. E siccome costano troppo, le aziende del territorio non ci pensano neanche ad iniziare il lungo percorso europeo per il riconoscimento, quindi al primo bando europeo che esce in Regione per sostenere la promozione dei marchi protetti, non possono rispondere perché non sono qualificate. Succederà anche questa volta che rimanderemo fondi indietro? Non lo so. So che scorrendo l’elenco, su 283 prodotti italiani protetti, quelli aquilani, e neanche proprio aquilani, sono tre, e quelli abruzzesi sono in totale nove, compresi quelli aquilani, l’oliva ascolana del Piceno, che copre anche la provincia di Teramo oltre che quella di Ascoli ed altri interregionali come le carni. Abbiamo quindi l’agnello del centro Italia Igp; l’olio aprutino pescarese Dop; la carota dell’Altopiano del Fucino Igp; l’olio delle colline teatine Dop; l’oliva ascolana del Piceno Dop; l’olio pretuziano delle colline teramane Dop; i salamini italiani alla cacciatora Dop; il vitellone bianco dell’Appennino centrale Igp e lo zafferano dell’Aquila Dop. Non c’è la patata del Fucino, accreditata in un registro speciale ma non ancora in quello ministeriale. A ragionare velocemente, mi chiedo come sarà speso il primo milione e 200mila euro messo a bando con avviso del 22 febbraio scorso, e 45 giorni di tempo per consentire ad associazioni di agricoltori di mettersi insieme e rispondere. Chi sa che il primo milione e 200mila euro non lo assorba totalmente la produzione vinicola, fiore all’occhiello della Regione, è indubbio, ma la misura che dovrebbe avere 6milioni di euro disponibili fino al 2020 non può lasciare indietro nessuno. L’Ue, ha osservato più d’una volta la programmazione europea dei Por, non so quanto la politica che ci governa a Pescara si renda conto di come sono povere le aree interne, impossibilitate a fare salti di qualità da gigante dall’oggi al domani.