07 Mar 22

Diego Ibarra Sánchez, studenti e guerra

Da quasi dieci anni, il fotografo documentarista Diego Ibarra Sánchez, racconta come i conflitti interrompono, interferiscono e ostacolano il percorso scolastico. L’istruzione è la strada per andare avanti, è il modo per costruire o ricostruire una nazione, rileva in un articolo sul National Geographic di qualche giorno fa.

Ha raccontato situazioni simili in Pakistan, Siria, Iraq, Libano e Colombia, ed è andato nel Donbass, nell’Ucraina dell’est. Dal 2014, gli scontri avvenuti in questi territori tra i separatisti supportati dal Cremlino e le forze governative filoucraine hanno esasperato i sentimenti nazionalistici e seminato il caos nel sistema scolastico e tra gli studenti. Perdendo mesi, a volte anni di scuola, gli studenti rimangono sempre più indietro e questo pregiudica il loro futuro, spiega il fotografo. Ma anche quando i ragazzi riescono a portare avanti la formazione scolastica nelle zone di guerra, possono trovarsi di fronte a programmi e insegnanti di parte, a un insegnamento modificato per riflettere le intenzioni della fazione al potere.

Nel Donbass, racconta, le organizzazioni giovanili patriottiche che ha osservato e documentato addestrano i bambini non solo a sopravvivere agli scontri e a maneggiare le armi, ma anche ‘a odiare l’altro, a difendersi dal proprio vicino e ucciderlo, se è necessario, per il proprio Paese’.

Al Lider, un campo estivo per bambini tra i 6 e i 17 anni di età nella periferia della capitale ucraina, Kiev, i giovani si svegliano ascoltando l’inno nazionale durante l’alzabandiera, prima di partecipare a vari esercizi di addestramento militare. Imparano a strisciare nelle trincee, a mettersi la maschera antigas, a montare e smontare fucili d’assalto, a sparare, e altro. Per tutto il tempo, ascoltano discorsi contro la Russia e sulla sopravvivenza.

Durante la sua permanenza al Lider, il fotografo ha chiesto ai bambini e ai ragazzi di rispondere per iscritto e attraverso dei disegni a tre domande: perché si trovano al campo, perché vogliono proteggere il proprio Paese, e quali sono i loro sogni. Le loro risposte riflettono influenze contrastanti: l’indottrinamento del campo, la loro visione della realtà della guerra e anche la loro gioventù e il desiderio di un’infanzia normale.

Sul fronte opposto di questo conflitto, le accademie militari stanno spingendo i cadetti a unirsi alle forze armate separatiste supportate dal Cremlino. È stato riportato che il Liceo militare G.T. Beregovoj nella Repubblica Popolare del Donetsk (l’autoproclamato Stato separatista nell’est dell’Ucraina) ha diplomato oltre 300 studenti dall’inizio della guerra nel 2014. Anche da quella parte, sostiene Ibarra Sánchez, si pone costantemente l’enfasi sulla demonizzazione del nemico, ‘identificare un nemico è un modo molto efficace per rinforzare l’idea di una nazione che ha un obiettivo comune’.

Secondo le stime dell’Onu, dal 2014, sono più di 10mila le vite perse in Ucraina orientale.

L’amore per la patria è un sentimento che percepiamo quando l’animo è sereno, quando si cerca di imporre le proprie idee a qualcun altro, quando si pensa di essere superiori all’altro, quando si pensa che la propria bandiera, la propria storia, politica, valori, siano migliori di altri, a quel punto, il pensiero diventa pericoloso.

 


*da Laurence Butet-Roch
National Geographic