05 Apr 16

Chi sa se la città sarà davvero più sicura

In questi giorni, al settimo anno dal terribile sisma del 6 aprile 2009, il Sindaco Cialente chiede alla città di partecipare alle commemorazioni e comunque di condividere il ricordo di quella notte. Lo voglio fare per capire, oltre il vuoto della politica, come stiamo ricostruendo e se la città sarà davvero più sicura. Ho sentito diversi geologi aquilani come Silvio Tatoni e d’Abruzzo come il presidente dell’Ordine Nicola Tullo e non credo che la figura sia diventata più importate. Negli enti pubblici regionali i geologi non arrivano a dieci, forse sono dieci all’Aquila, non è nata dunque una grande passione verso una professione che la comunità ignora. Anche dopo quella notte. Al Piano regolatore del capoluogo, quello vigente è del 1975, non lavora un geologo, non fanno parte delle commissioni pareri degli Uffici speciali, nessuno ha interesse a sentirli per la pianificazione regionale. Un ufficio di questo tipo, mi spiega Tullo, lo chiedono dal 1992. C’era già da 35 anni, nel 2009, una legge che imponeva le indagini del sottosuolo prima di costruire, ma non le faceva nessuno, L’Aquila ha retto bene, ma ha subito anche i crolli che hanno ucciso 309 persone. Quei palazzi aggrovigliati o seduti su se stessi, la Casa dello Studente sgretolata su fondamenta sabbiose, l’acqua che scorre nei nostri sottosuoli fanno parte di quelle radici misteriose delle nostre zone, incapaci di garantire nulla, in termini di sicurezza, per i prossimi secoli. Sulla faglia di Pettino si costruirà ancora, hanno già ricostruito come prevedeva il Prg del 1975, una costruzione può reggere, ma può partire una frana, mi spiega Tullo, come a dire che suoli, faglie, sottosuoli e dissesti fanno parte dello stesso canovaccio di sicurezza, non si scappa, penso alle migliaia di casette temporanee lungo il fiume Aterno e nelle zone a forte rischio dissesto che saranno sanate dalla politica. E chi sa come reagiranno i palazzi nobiliari che rinascono in questi mesi nel centro storico dell’Aquila, senza fondamenta, funzionava così nel ‘700, in quei sottosuoli sotterrarono le macerie del sisma del 1703, oggi li circondano gli scavi profondi dei sottoservizi, e nessuno può garantire che saranno più sicuri.